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Disagio sociale

Lite in pronto soccorso a Verona: una nota dell'azienda ospedaliera chiarisce i retroscena del violento episodio

Contrariamente a quanto riportato inizialmente, la rissa tra due pazienti non è nata per lunghi tempi di attesa, ma da un malinteso tra ospiti ricorrenti della struttura sanitaria

Ospedale di Borgo Trento, Verona

Ospedale di Borgo Trento, Verona

La rissa che ha coinvolto due pazienti nel Pronto Soccorso di Borgo Trento nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 aprile ha suscitato un ampio dibattito, ma, come precisato da una nota aziendale, non sarebbe nata a causa di lunghi tempi di attesa, come inizialmente riportato da alcune testate giornalistiche.

I protagonisti dell’incidente sono due uomini, entrambi già noti ai sanitari per precedenti accessi al pronto soccorso. Il primo paziente, un uomo con problematiche psichiatriche, ha fatto il triage alle 1:18 ed è stato immediatamente preso in carico dai medici, come previsto dal protocollo sanitario per i pazienti con disturbi psichiatrici. Il trattamento è stato tempestivo, con la visita psichiatrica effettuata e una terapia per il controllo dell’agitazione psicomotoria somministrata. Le Forze dell'Ordine sono state allertate, e la situazione è stata monitorata da vicino.

Il secondo uomo coinvolto, senza fissa dimora, è un frequentatore abituale del Pronto Soccorso, dove spesso cerca riparo dal freddo durante la notte. In questo caso, il suo codice di accesso è stato quello di "bianco", in attesa di una visita. Un commento ad alta voce da parte del paziente senza dimora ha scatenato la reazione del primo uomo, che, appena dimesso, stava per lasciare la struttura con l’ambulanza.

Le dinamiche che hanno portato al conflitto sono quindi legate più alla fragilità sociale e ai disagi individuali, piuttosto che a una vera e propria emergenza sanitaria. Entrambi i pazienti, in contesti di vulnerabilità, hanno trovato nel Pronto Soccorso di Borgo Trento il primo punto di riferimento per le loro difficoltà.

Infine, per quanto riguarda l'intervento della vigilanza privata, l’azienda sanitaria ha chiarito che le guardie presenti in ospedale non sono agenti delle Forze dell'Ordine e, pertanto, non sono autorizzate a intervenire in situazioni di conflitto, se non in caso di danni alle strutture ospedaliere.

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