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Emergenza giovanile

Disagio giovanile, l’appello dei sindacati dopo gli episodi di violenza a Padova

Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi strutturali: “Non servono zone rosse, ma prevenzione e servizi per i giovani”

Stazione di Padova

Piazzale Stazione, Padova

“Non è la repressione a risolvere il disagio giovanile, ma la prevenzione e il rafforzamento dei servizi educativi e sociali”. È questo il messaggio lanciato con forza da Cgil, Cisl e Uil di Padova all’indomani dei gravi fatti avvenuti sabato sera in Piazza dei Signori, dove due agenti della Polizia Municipale sono rimasti feriti nel tentativo di separare due adolescenti coinvolte in una rissa, finendo accerchiati da un gruppo di giovani e giovanissimi.

Un episodio allarmante, che secondo i sindacati non è isolato ma parte di un fenomeno ben più ampio: “Il disagio tra gli under 24 è cresciuto in modo drammatico – affermano Aldo Marturano (Cgil), Samuel Scavazzin (Cisl) e Massimo Zanetti (Uil) – e si manifesta sempre più spesso con comportamenti violenti, improvvisi e difficili da contenere. Non accade più solo nelle periferie, ma nel cuore stesso della città”.

I dati dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza parlano chiaro: nel 2023 i casi di disagio psichico tra i giovani sono aumentati del 30% rispetto al periodo pre-pandemico. In crescita anche gli episodi di autolesionismo, dipendenze e aggressività. A Padova, i servizi sociali locali registrano un continuo incremento delle richieste di aiuto da parte di adolescenti e giovani adulti.

Alla luce di questa situazione, i sindacati criticano duramente l’istituzione della cosiddetta “zona rossa” nella zona della stazione, ritenuta una risposta fuorviante e inefficace: “Militarizzare il territorio non serve, anzi – avvertono – rischia solo di spostare il problema altrove, aumentando esclusione e tensioni sociali”.

La proposta è chiara: investire in educazione, sanità mentale e welfare di prossimità. “Nel 2023 il personale dedicato alla neuropsichiatria infantile in Veneto copriva solo il 60% del fabbisogno, con attese di oltre 9 mesi in alcune Ulss. E intanto i tagli agli enti locali hanno ridotto i servizi alle famiglie più fragili”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono un vero cambio di paradigma: “Padova ha bisogno di sicurezza vera, quella che nasce da una comunità inclusiva e capace di prendersi cura delle sue fragilità, a partire dai giovani. Servono spazi di aggregazione, progetti educativi, interventi strutturali. Non la retorica del decoro, ma politiche pubbliche concrete e durature”.

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