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Svolta in aula

"Rapporto consenziente", il giudice respinge le accuse sul caso di stupro a Padova

Il giudice ha disposto la scarcerazione dell’uomo arrestato due giorni fa, ma resta il divieto di dimora e di avvicinamento

sentenza

Immagine di repertorio

Sentenza clamorosa a Padova. Il giudice ha deciso la scarcerazione del cittadino kossovaro di 36 anni arrestato il 14 aprile con l’accusa di aver violentato una donna albanese di 37 anni, sotto minaccia di un’arma. La misura restrittiva è caduta «perché il fatto non sussiste».

Secondo quanto ricostruito, i due si sarebbero conosciuti poco dopo la recente scarcerazione dell’uomo. Una conoscenza che, stando alla sua versione, sarebbe rapidamente evoluta in un rapporto amichevole e poi intimo, del tutto consenziente. La difesa, rappresentata dall’avvocata Alessandra Nava, ha presentato alcuni fotogrammi di videosorveglianza che mostrerebbero una certa complicità tra i due, e ha sottolineato come non sia stata trovata alcuna pistola a sostegno della denuncia.

«È poco credibile – ha affermato la legale – che un uomo appena uscito dal carcere si metta nei guai in modo così evidente, lasciando tracce che lo inchioderebbero». Il giudice ha accolto la linea difensiva, disponendo la scarcerazione ma imponendo al 36enne il divieto di dimora nella provincia di Padova e di avvicinamento alla donna che aveva dato l’allarme chiamando il 113.

Restano tuttavia aperti numerosi interrogativi. Le indagini sono tutt’altro che concluse: emerge infatti l’ipotesi che l’uomo possa aver agito su commissione, nell’ambito di una presunta vendetta. Un elemento ancora privo di riscontri concreti, ma che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi.

Nel frattempo, la scarcerazione riaccende il dibattito sull’attendibilità delle prime versioni fornite e sulla complessità dei casi di presunta violenza. Spetterà ora agli inquirenti fare definitiva chiarezza su quanto accaduto davvero tra i due protagonisti di una vicenda dai contorni ancora sfumati.

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