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Eutanasia

Suicidio assistito: il commento dell'esperto. Parola a Diego Silvestri

Il dottor Silvestri, membro del consiglio generale dell’associazione Luca Coscioni, commenta l'eutanasia negata in Veneto

Diego Silvestri

Diego Silvestri

“È una vergogna. È disumano, è incivile”. Le parole di Diego Silvestri, membro del Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni, risuonano come un'accusa forte e diretta contro l’inerzia delle istituzioni venete sul tema del suicidio medicalmente assistito. Intervenuto a Veneto24, Silvestri ha raccontato il drammatico caso di Donatella (nome di fantasia), una donna veneta gravemente malata, che da mesi attende una risposta chiara e definitiva dalle autorità sanitarie regionali sulla possibilità di accedere alla procedura prevista dalla sentenza della Corte Costituzionale.

"Donatella – spiega Silvestri – è una persona che ho conosciuto personalmente. Ha chiesto l'anonimato, ma la sua storia merita di essere raccontata. È l’ennesima vittima della confusione creata deliberatamente dal Consiglio regionale del Veneto, che ha scelto di non definire una procedura chiara e accessibile per chi, come lei, chiede solo di porre fine alle proprie sofferenze in modo dignitoso".

Silvestri parla di una donna lucida, consapevole, che aveva discusso con la propria famiglia la volontà di scegliere la cosiddetta “buona morte”, ovvero il suicidio assistito in un contesto medico e sicuro. Una scelta difficile, ma ponderata, condivisa dai familiari, che oggi però si ritrovano disorientati e abbandonati da un sistema sanitario che risponde con lentezze, silenzi e ostacoli burocratici.

"Dopo mesi di attesa, Donatella ha ricevuto una risposta negativa – racconta Silvestri –. Non accettiamo tanto il diniego, che pure abbiamo impugnato legalmente, quanto la totale mancanza di chiarezza e il tempo estenuante con cui tutto questo viene gestito. È inaccettabile che non esista una procedura regionale definita per questi casi".

Il risultato? Una famiglia sfinita, una donna disperata che ora si vede costretta a ripiegare sulla sedazione palliativa, una forma di morte lenta e dolorosa che, come aveva confidato ai suoi cari, non avrebbe mai voluto affrontare.

"È una morte che lei stessa definisce straziante – insiste Silvestri –. E ora sta chiedendo di accedervi solo per non sopportare più questa attesa estenuante. Aveva scelto un’altra via, più rapida, più umana, e invece oggi si ritrova davanti a un'alternativa che non ha scelto, che la terrorizza".

L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di impugnare il rifiuto delle autorità competenti e chiede che la Regione Veneto si doti di un protocollo chiaro, conforme alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha aperto la possibilità al suicidio assistito in determinate condizioni.

"Non chiediamo che tutti i casi siano accettati – conclude Silvestri –. Chiediamo solo che le persone abbiano delle certezze, dei tempi definiti, un percorso trasparente. Invece oggi assistiamo a un abbandono istituzionale, mascherato da neutralità. E questo è indegno di una regione che si definisce civile".

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