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Cronaca
08.05.2025 - 14:27
Foto di repertorio
Una rete ben strutturata e radicata nel territorio tra le province di Treviso e Venezia è stata smantellata ieri dalla Polizia di Stato, al termine di un’indagine condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Procura della Repubblica di Treviso. Le forze dell’ordine hanno eseguito due arresti domiciliari e disposto l’obbligo di dimora per una terza persona. Tutte le misure hanno colpito cittadine cinesi, nate rispettivamente nel 1975 e nel 1978, ritenute coinvolte, insieme a una quarta connazionale denunciata a piede libero, in un’attività sistematica di sfruttamento della prostituzione.
L’indagine è partita a ottobre dello scorso anno, in seguito a una segnalazione anonima, e ha rivelato l’esistenza di tre centri – due nel Trevigiano (Treviso città e Spresiano) e uno nel Veneziano (Campagna Lupia) – gestiti in modo apparentemente discreto, privi di insegne e volutamente anonimi, ma in realtà funzionali a un'attività di prostituzione organizzata e redditizia.
Secondo gli investigatori, all’interno di questi locali si alternavano diverse donne, tutte connazionali delle indagate, messe a disposizione di clienti in cerca di prestazioni sessuali. L’organizzazione si occupava di tutto: dal reclutamento delle donne, alla pubblicazione di annunci online a contenuto esplicitamente sessuale, fino alla gestione quotidiana delle stesse, che venivano raramente fatte uscire e accompagnate anche nei brevi spostamenti esterni.
Il denaro pagato dai clienti finiva direttamente nelle mani delle presunte sfruttatrici, che si dividevano i profitti della rete. Le attività illecite si svolgevano nell’assoluta opacità, in luoghi apparentemente insospettabili, a dimostrazione di una regia attenta e di un sistema ben rodato.
Concluse le indagini, la Procura di Treviso ha ottenuto l’autorizzazione a procedere con le misure cautelari, che sono state eseguite nella giornata di ieri dalla Polizia di Stato.
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