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La luce in fondo al tunnel

Alberto Trentini chiama casa dopo sei mesi di silenzio

La prima telefonata dopo 181 giorni: “Sto bene, prendo le medicine. Spero di tornare presto”

Italiano arrestato in Venezuela: l’appello per il cooperante veneto scomparso

Alberto Trentini

Dopo 181 lunghi giorni di prigionia nelle carceri venezuelane, Alberto Trentini ha finalmente potuto parlare con la sua famiglia. “Sto bene, mangio, prendo le medicine. E spero di tornare presto in Italia”, ha detto con voce emozionata nel cuore della notte, durante la prima telefonata concessagli da quando è stato arrestato.

Il contatto, inaspettato ma preparato da tempo, è stato reso possibile grazie a un paziente lavoro diplomatico condotto dal governo italiano. Da mesi, infatti, Palazzo Chigi, insieme alla famiglia Trentini e all’avvocata Alessandra Ballerini, è impegnato in un difficile dialogo con il governo di Nicolás Maduro. Fonti istituzionali raccontano che la telefonata è stata un segnale importante, frutto di passi silenziosi ma costanti verso un disgelo nelle relazioni con Caracas.

Un ruolo chiave in questa apertura lo ha avuto il recente rientro in Italia di Alfredo Schiavo, cittadino italo-venezuelano liberato dopo cinque anni di detenzione. In quell’occasione, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli aveva espresso “soddisfazione a nome del governo” e ringraziato Maduro per il “personale intervento”. Un gesto che, secondo fonti diplomatiche, ha rappresentato il segnale che Caracas attendeva per riaprire il dialogo anche sul caso Trentini.

Nel frattempo, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha coordinato l’azione dei servizi e della diplomazia italiana, mantenendo un filo diretto con la madre di Alberto, che aveva chiesto al governo un impegno urgente: “Fate presto”.

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