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Cronaca

Maxi frode fiscale con base a Lusia: 20 milioni di fatture false

Anche riciclaggio e bancarotte al centro dell’inchiesta

Una complessa operazione della Guardia di Finanza di Rovigo, coordinata dalla Procura rodigina, ha portato alla luce una vasta rete di frode fiscale, riciclaggio e bancarotta fraudolenta, con epicentro nel comune di Lusia. Il fulcro dell’indagine è una società tessile locale, dichiarata fallita, attorno alla quale ruotava un articolato sistema di evasione costruito con la complicità di imprese italiane ed estere, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro in fatture false.

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, su richiesta della Procura, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo – diretto e per equivalente – pari a oltre 7 milioni di euro, eseguito dalle Fiamme Gialle polesane. Il provvedimento coinvolge numerosi soggetti, tra cui imprenditori, prestanome e un avvocato del Foro di Rovigo, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, frode fiscale, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio.

Un sistema ramificato

Secondo l'ipotesi accusatoria, i protagonisti avrebbero utilizzato società fittizie – anche con sedi a Londra, Sofia e in Svizzera – per generare finti crediti IVA tramite fatture per operazioni inesistenti, in modo da ridurre l’imponibile e spostare ingenti somme all’estero. Questi fondi sarebbero poi rientrati in Italia in contanti, “ripuliti” grazie a società di comodo, come un’azienda di giocattoli a Polesella, che tratteneva una percentuale per il servizio di riciclaggio.

Una parte dei soldi sarebbe stata reinvestita anche in software house, società di consulenza e aziende energetiche, a copertura di ulteriori finte operazioni. Un sofisticato meccanismo di evasione e riciclaggio internazionale, supportato da un sistema di scatole cinesi societarie e da soggetti prestanome utilizzati per celare i reali beneficiari delle operazioni.

Le perquisizioni e i sequestri

L’operazione ha visto l’impiego di 18 pattuglie della Guardia di Finanza impegnate in 20 perquisizioni tra le province di Rovigo, Padova, Venezia, Roma e Latina. Sotto sequestro sono finiti capannoni, beni aziendali, abitazioni, un terreno, un’auto di lusso, orologi pregiati (Cartier, Rolex, Bulova), gioielli e contanti. Bloccate anche somme depositate su conti correnti e strumenti finanziari.

Tra i soggetti coinvolti figurano, secondo l’ipotesi accusatoria, i due presunti capi del sodalizio, R.G., imprenditore tessile di Lusia, e M.M., imprenditore nel settore della consulenza e degli infissi, entrambi ritenuti dominus di diverse società italiane e straniere. Con loro anche un avvocato rodigino, un amministratore di una finanziaria bulgara, e numerosi altri collaboratori e prestanome.

Una rete criminale articolata

L’indagine ha documentato 68 presunti reati, tra cui 13 episodi di emissione o uso di fatture false, 52 casi di riciclaggio o autoriciclaggio e 2 bancarotte fraudolente. Sono due anche le società che, secondo gli inquirenti, dovranno rispondere per responsabilità amministrativa per i reati commessi dai rispettivi amministratori.

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