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Pedopornografia e cyberbullismo
28.05.2025 - 15:43
Immagine di repertorio
In un'epoca in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi, la società si trova spesso a rincorrere le sue implicazioni etiche e legali. È il caso di una giovane studentessa padovana, la cui storia ha sollevato un polverone mediatico e giudiziario, riportando all'attenzione pubblica la questione del cyberbullismo e della diffusione non consensuale di materiale intimo.
Durante il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19, molti adolescenti hanno trovato rifugio nel mondo digitale. Tra questi, una quindicenne padovana che, in un contesto di isolamento e incertezza, ha intrattenuto relazioni virtuali con due compagni di classe. Questi rapporti, inizialmente innocui, hanno preso una piega drammatica quando la giovane ha condiviso con i coetanei immagini e video intimi. Purtroppo, quei contenuti sono finiti su siti pornografici, scatenando una serie di conseguenze devastanti per la ragazza.
La diffusione di quei video ha avuto un impatto psicologico e sociale devastante sulla giovane, costringendola a lasciare Padova per ricostruirsi una nuova vita altrove. Oggi, maggiorenne, vive in Veneto e frequenta l'università, cercando di lasciarsi alle spalle un passato che continua a perseguitarla. Il suo nome e il suo volto restano tristemente noti nei circuiti di pornografia amatoriale, simbolo di una violazione della privacy che sembra non trovare giustizia.
Il caso è approdato al tribunale per i minorenni di Venezia, dove i due ragazzi coinvolti sono stati prosciolti dalle accuse. La sentenza, attesa in forma integrale nei prossimi giorni, ha sollevato interrogativi sulla percezione e gestione di tali episodi. L'avvocato della ragazza ha sottolineato come spesso queste azioni vengano derubricate a semplici "ragazzate", ignorando il mancato consenso della vittima alla diffusione del materiale.
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