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Padova, bimbo disabile a 5 mesi: il padre accusato di sevizie

Telecamere nascoste in ospedale documentano maltrattamenti. Secondo la Procura, voleva provocare una disabilità per fini economici

Padova, bimbo disabile a 5 mesi: il padre accusato di sevizie

Foto di repertorio

Sarebbe entrato nella stanza del figlio ricoverato in Pediatria con passo cauto, guardandosi attorno per accertarsi di non essere visto. Poi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe avvicinato alla culla per compiere gesti ritenuti sconcertanti: avrebbe infilato le dita in gola al neonato e compiuto pressioni violente sul torace. Un comportamento che, a detta della Procura, non sarebbe riconducibile a un intervento d’aiuto, bensì a vere e proprie sevizie.

Protagonista della vicenda è un 22enne residente a Camisano Vicentino, ora indagato per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, a seguito di un'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Francesco Lazzeri. Le indagini si avviano alla conclusione e il rinvio a giudizio appare imminente.

I video nascosti che hanno rivelato tutto

Le violenze sarebbero state documentate grazie a due telecamere nascoste, installate nella stanza del neonato dalla Squadra Mobile di Padova, dopo che il personale sanitario aveva espresso sospetti su quanto stava accadendo. In appena due giorni di registrazioni, gli agenti hanno raccolto immagini che mostrerebbero il giovane avvicinarsi al figlio con atteggiamenti sospetti, colpire il piccolo e interrompere le azioni solo al minimo rumore esterno, indice – secondo gli investigatori – della consapevolezza di ciò che stava facendo.

Il 30 ottobre dello scorso anno, dopo l’ennesimo episodio, gli agenti sono intervenuti sul momento, ponendo fine alle violenze.

La Procura: il fine era provocare una disabilità per lucro

Gli inquirenti ritengono che lo scopo delle azioni non fosse l’omicidio del neonato, ma piuttosto il tentativo deliberato di causargli una disabilità permanente, probabilmente per accedere a sussidi pubblici o indennizzi sanitari. Le ferite riportate dal bambino sono state talmente gravi da rendere necessaria l’amputazione della lingua, un fatto che ha colpito profondamente anche il personale medico.

La difesa: il padre avrebbe agito per aiutare il figlio

Nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip Elena Lazzarin, il 22enne ha negato ogni responsabilità, dichiarando – attraverso il suo legale, l’avvocata Stefania Pattarello – che avrebbe agito nel tentativo di salvare il figlio, in quanto il neonato, a suo dire, soffriva di apnee e perdeva sangue dalla bocca. Ha anche riferito di aver seguito indicazioni che, secondo lui, sarebbero state fornite da un medico, pur senza specificare in quale contesto e senza conferme ufficiali.

Una versione che non ha convinto i periti della Procura, secondo cui le lesioni non sarebbero compatibili con alcuna manovra di soccorso. La difesa ha tuttavia incaricato due consulenti tecnici di parte, i quali sostengono che i danni nella bocca del bambino potrebbero essere compatibili con l’uso di sondini nasogastrici durante i precedenti ricoveri negli ospedali di Vicenza e Padova.

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