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Sicurezza sul lavoro
07.06.2025 - 14:30
Mappa degli infortuni sul lavoro da inizio anno
Un primo quadrimestre da dimenticare. I dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre fotografano una realtà drammatica: nei primi quattro mesi del 2025 si sono registrati 291 decessi legati al lavoro, con un aumento dell’8,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di questi, 211 sono avvenuti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre 80 sono stati gli infortuni mortali “in itinere”, cioè nel tragitto casa-lavoro.
“Le proiezioni per la fine dell’anno sono fortemente pessimistiche”, ha dichiarato Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio. “Serve una svolta culturale e organizzativa che ponga la sicurezza al centro delle attività aziendali”. Un primo segnale arriva dall’approvazione, a maggio, del nuovo Accordo sulla formazione, che obbliga i datori di lavoro a un aggiornamento obbligatorio in materia di prevenzione.
Le regioni più pericolose
Il bilancio regionale mostra come più della metà del Paese si trovi in una condizione critica. Sette regioni – Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sicilia e Campania – rientrano nella “zona rossa”, con un tasso di incidenza infortunistica superiore del 25% alla media nazionale (8,8 morti per milione di lavoratori). In “zona arancione”, quindi ad alto rischio, si collocano Puglia, Toscana, Veneto, Molise, Piemonte e Calabria. Le regioni più sicure risultano essere Marche, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna e Sardegna.
Uomini, donne e stranieri: chi rischia di più
Il fenomeno colpisce in modo trasversale, ma alcuni gruppi risultano maggiormente esposti. Tra le donne, le vittime sono aumentate del 47,5%: 28 decessi nei primi quattro mesi dell’anno, di cui 12 sul lavoro e 16 in itinere. Particolarmente allarmante anche il dato sui lavoratori stranieri, che rappresentano il 20% delle vittime totali: il loro tasso di mortalità è quasi doppio rispetto a quello degli italiani (15,5 contro 8,0 ogni milione di occupati).
La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali è quella tra i 55 e i 64 anni, con 79 decessi. Ma è tra gli ultrasessantacinquenni che si registra l’incidenza più alta (19,2 per milione di occupati), seguiti dalla fascia 55-64 (14,8) e dai giovani tra i 15 e i 24 anni (9,6).
Settori e giornate più a rischio
I comparti lavorativi più colpiti restano quelli tradizionalmente esposti a condizioni di lavoro pericolose: le Costruzioni guidano la tragica classifica con 31 decessi, seguite da Trasporti e Magazzinaggio (30) e Attività Manifatturiere (29). Il venerdì si conferma come il giorno più pericoloso della settimana, seguito da lunedì e martedì.
Le denunce in lieve calo, ma non basta
Le denunce totali di infortunio, sia mortali che non, sono leggermente diminuite rispetto al 2024 (-0,9%), passando da 193.979 a 192.253. Le Attività Manifatturiere restano il settore con il maggior numero di denunce (20.975), seguite da Sanità (11.019), Costruzioni (10.797), Trasporti e Magazzinaggio (9.774), e Commercio (9.675).
Un calo troppo lieve per poter essere letto come segnale positivo, in un contesto in cui i numeri assoluti delle vittime continuano a salire. L’Italia continua a pagare un tributo altissimo in termini di vite umane sul lavoro. E il conto, ancora una volta, lo pagano i più fragili.
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