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Violenze in famiglia
10.06.2025 - 14:49
Immagine di repertorio
Dopo un lungo calvario durato quasi un decennio, la Corte d’Appello di Venezia ha messo la parola fine alla difficile vicenda giudiziaria di Sara (nome di fantasia) e dei suoi due figli, un adolescente di 13 anni e una ragazza quasi maggiorenne, vittime di presunti maltrattamenti da parte del padre.
Il giudice veneziano ha confermato l’affido esclusivo alla madre, ribadendo che i minori non sono obbligati a mantenere rapporti con il genitore contro cui hanno espresso chiara avversione. La sentenza, emessa lo scorso mese, prende atto delle testimonianze dei ragazzi e delle risultanze di un procedimento penale in corso per maltrattamenti e violenza domestica che vede imputato il padre, maresciallo della Guardia di Finanza, a cui è stata ritirata anche la pistola d’ordinanza.
Nel testo della sentenza si legge che la rigidità e il passato di violenza del padre hanno negativamente influenzato la capacità genitoriale, rendendo impossibile un rapporto sereno con i figli. La Corte cita inoltre importanti precedenti giurisprudenziali secondo cui nessun minore può essere costretto a mantenere un rapporto continuativo con un genitore quando manifesta un rifiuto netto.
Questa decisione si distingue da molte altre simili, dove spesso i tribunali, pur in presenza di procedimenti penali e denunce di violenza, impongono ancora obblighi di visita con il genitore accusato, anche ricorrendo al collocamento dei minori in case famiglia per cercare di “resettare” i rapporti, spesso alimentando controversie e sofferenze.
Sara, che ha denunciato ripetutamente la situazione, ha raccontato di aver cercato aiuto senza successo presso varie autorità, nonostante le evidenze e i documenti presentati. L’ex marito, decorato con onorificenze civili e militari, si è sempre difeso, ma la giustizia ha riconosciuto la necessità di tutelare i minori e la madre.
La Corte ha inoltre chiarito che non sono emerse prove di comportamenti ostativi della madre nei confronti del padre, respingendo così le accuse che spesso accompagnano casi di presunta alienazione parentale.
L’ordinanza ha anche bloccato una richiesta del padre di affidare i figli a una casa famiglia per poi prenderli in custodia, decisione che avrebbe aggravato ulteriormente la situazione. È stato inoltre disposto il non luogo a procedere per l’accusa di mancata esecuzione di provvedimenti giudiziari nei confronti della madre.
“Dopo quasi dieci anni di lotta, questo è un sollievo enorme,” ha dichiarato Sara, consapevole però che la battaglia per il benessere dei suoi figli e il recupero delle spese affrontate continua, anche a causa del rifiuto del padre di contribuire ai costi per cure, istruzione e attività sportive.
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