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Lutto nella scienza

È morto Sandro Pignatti, botanico veneziano che ha rivoluzionato lo studio degli ecosistemi italiani

Dal cuore di Venezia alle università del Veneto, passando per Padova e Trieste, Pignatti ha segnato la botanica e l’ecologia mediterranea e alpina con trattati rivoluzionari

Sandro e Erika Pignatti

Sandro e Erika Pignatti

Si è spento venerdì 13 giugno a Roma Sandro Pignatti, uno dei più grandi botanici italiani, nato a Venezia nel 1930 e simbolo di un approccio innovativo e interdisciplinare allo studio degli ecosistemi. La notizia è stata resa nota dall’Accademia dei Lincei, di cui Pignatti era socio dal 1989, dopo che si erano già svolti i funerali.

Professore emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma, Pignatti ha avuto un legame forte e duraturo con il Veneto, terra in cui ha insegnato a Padova e per vent’anni a Trieste, formando generazioni di studiosi e appassionati di botanica. La sua carriera accademica è iniziata tra Barcellona e Montpellier, ma è proprio nelle città venete che ha consolidato il suo ruolo di riferimento scientifico per la flora e l’ecologia della regione alpina e mediterranea.

Grazie alla sua profonda cultura umanistica e al rigore scientifico, Pignatti ha saputo integrare la botanica con la fitosociologia e la modellizzazione ecologica, dando vita a una visione sistemica e innovativa degli ecosistemi che ha influenzato fortemente lo studio ambientale in Italia.

L’opera che più lo ha consacrato è “Flora d’Italia”, pubblicata per la prima volta nel 1982 e aggiornata nel 2017: un monumentale catalogo botanico che ha fatto scuola in tutto il mondo, utilizzato anche dagli studiosi veneti per approfondire la biodiversità locale. Questo testo resta un punto di riferimento imprescindibile per chiunque si occupi della natura nella regione, contribuendo alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio naturalistico veneto.

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