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Ustica, 45 anni dopo: il sindaco di Montegrotto Terme a Bologna chiede verità e giustizia

Mortandello ricorda i concittadini morti nella strage e attacca l’archiviazione dell’inchiesta: «Uno sfregio alla memoria delle vittime»

 Ustica, 45 anni dopo: il sindaco di Montegrotto Terme a Bologna chiede verità e giustizia

Le immagini sul posto

A 45 anni dalla strage di Ustica, il Comune di Montegrotto Terme rinnova il suo impegno per la memoria e la verità. Il sindaco Riccardo Mortandello ha partecipato alla cerimonia ufficiale di commemorazione tenutasi a Bologna, rendendo omaggio anche ai due concittadini scomparsi in quel tragico 27 giugno 1980: Giuseppe Lachina e sua moglie Giulia Reina.

«Anche quest’anno abbiamo ritenuto doveroso essere presenti – ha spiegato Mortandello –. Non possiamo accettare che, dopo quasi mezzo secolo, non si conosca ancora la verità piena né i veri responsabili. È un dovere morale e civile partecipare a questa commemorazione».

La cerimonia ha visto la presenza del sindaco di Bologna, rappresentanti del consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, del Comune di Palermo e di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime. «Interventi profondi e toccanti – ha commentato il primo cittadino di Montegrotto – che hanno ribadito quanto sia inaccettabile l’oblio calato su questa vicenda».

Mortandello non ha risparmiato critiche alla recente archiviazione decisa dai giudici di Roma, definendola «l’ennesimo sfregio alla memoria delle vittime». Ha sottolineato le gravi contraddizioni di uno Stato che, pur proclamandosi democratico, non è ancora riuscito a fare piena luce su quanto accaduto.

«È imbarazzante – ha detto – che dopo 45 anni ci siano ancora documenti dei servizi segreti italiani mai resi pubblici o depositati in aula. Un vero ostacolo alla giustizia e alla trasparenza che i familiari delle vittime, così come tutti i cittadini, hanno diritto di pretendere».

Il sindaco ha anche puntato il dito contro i silenzi internazionali, chiedendo che i rapporti diplomatici con le “forze alleate”, in particolare Francia e Stati Uniti, vengano riconsiderati per pretendere la verità: «Bisogna sollecitare la piena disponibilità di tutte le informazioni necessarie a fare chiarezza su questa tragedia, maturata in uno scenario di guerra non dichiarata».

«Come amministrazione comunale – ha concluso – siamo e saremo sempre al fianco della famiglia Lachina e di tutte le famiglie delle vittime. Solo conquistando la verità potremo dirci davvero cittadini di uno Stato repubblicano e democratico, non sudditi di un Paese delle mezze verità».

La strage di Ustica rimane una ferita aperta nella storia d’Italia: il DC-9 Itavia 870, partito da Bologna e diretto a Palermo, precipitò nel Tirreno con 81 persone a bordo, in un contesto tuttora circondato da ipotesi di battaglia aerea, insabbiamenti e omertà istituzionali. Una pagina nera che, a 45 anni di distanza, chiede ancora giustizia.

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