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Emergenza ambientale
03.07.2025 - 15:42
Immagine condivisa dal sindacato USB dei Vigili del Fuoco
Non si è ancora spenta l’eco della sentenza di Vicenza che ha condannato i vertici di Miteni per l’inquinamento da PFAS, che nuovi dati riportano al centro del dibattito la pericolosità di queste sostanze per la salute pubblica. Stavolta, a lanciare l’allarme è il MoVimento 5 Stelle attraverso la consigliera regionale Erika Baldin, che denuncia la contaminazione di sedici vigili del fuoco in servizio a Padova, Verona e in altre quattro località italiane.
Durante una conferenza stampa alla Camera, il sindacato di base USB e Greenpeace hanno diffuso i risultati di un monitoraggio che ha rilevato la presenza di composti poli e perfluoroalchilici sia nei dispositivi di protezione individuale sia nel sangue dei pompieri. Le analisi, effettuate presso l’ospedale universitario di Aachen in Germania, hanno mostrato livelli sierologici superiori alla prima soglia di rischio individuata dalla National Academy of Sciences.
«Ho depositato un’interrogazione alla Giunta veneta – spiega Erika Baldin – per sapere se intenda prevedere un biomonitoraggio volontario per vigili del fuoco in servizio, volontari e anche in quiescenza». La consigliera chiede inoltre che la Regione si attivi per mappare i siti contaminati da PFAS sul territorio e per comunicare queste informazioni ai Comandi dei Vigili del Fuoco.
Tra le richieste c’è anche l’inclusione dei biomonitoraggi nelle visite periodiche previste dalla medicina del lavoro e l’avvio di un piano di transizione verso divise, dispositivi e schiume antincendio prive di PFAS. «Non vorrei che i Vigili del Fuoco – conclude Baldin – si ritrovassero a vivere la stessa mancanza di tutele già sperimentata dai lavoratori di Miteni, ai quali non è stato riconosciuto alcun risarcimento per i danni alla salute. Chiedo che la Regione si attivi con il Ministero dell’Interno per bandire i PFAS dai dispositivi di protezione in dotazione ai pompieri».
Lo scorso 25 giugno, un ordine del giorno analogo presentato dal M5S è stato approvato all’unanimità dal Consiglio regionale ligure, segno di una crescente consapevolezza istituzionale sulla gravità del problema.
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