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Cronaca
10.07.2025 - 14:32
Foto di repertorio
Se n’è andato in silenzio, com’era nel suo stile, ma lascia un vuoto enorme nella sanità veneta e nazionale. Il professor Federico Rea, uno dei più illustri protagonisti della chirurgia toracica italiana, è scomparso lasciando dietro di sé un’eredità fatta di competenza, passione e umanità. A ricordarlo con profonda commozione è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha voluto esprimere il suo cordoglio personale e istituzionale con parole che parlano di stima e gratitudine.
“Con la sua scomparsa – afferma Zaia – perdiamo un punto di riferimento assoluto per la medicina e per la nostra comunità scientifica. Rea era molto più che un eccellente chirurgo: era un maestro, un uomo che ha dedicato ogni giorno della sua vita a curare, insegnare e innovare.”
Un pilastro della medicina padovana
Professore ordinario all’Università degli Studi di Padova, direttore della Cattedra e della Divisione di Chirurgia Toracica presso l’Azienda Ospedale-Università, e responsabile del Centro Trapianto di Polmone, Federico Rea ha rappresentato per oltre due decenni un pilastro insostituibile della sanità veneta.
Alla guida della scuola di specializzazione dal 2002, ha formato intere generazioni di chirurghi toracici, portando l’eccellenza dell’Ateneo padovano a livello internazionale, soprattutto nel campo delicatissimo e complesso dei trapianti polmonari. Migliaia gli interventi eseguiti, centinaia le vite salvate con i trapianti, affrontati sempre con rigore e discrezione. E con umanità.
“Ha lavorato fino all’ultimo giorno”
“La sua autorevolezza era riconosciuta da tutti – prosegue Zaia – ma ciò che lo rendeva unico era l’empatia con i pazienti, il dialogo con i colleghi, la dedizione instancabile. Non ha mai smesso di operare, di insegnare, di essere presente. Fino all’ultimo giorno.”
La comunità medica, i suoi studenti, i colleghi e i pazienti ne ricordano oggi la fermezza e la gentilezza, la precisione e la disponibilità. Un equilibrio raro tra scienza e coscienza, tra tecnica e cura, che ha fatto di lui un medico d’altri tempi, e al tempo stesso proiettato nel futuro.
Un’eredità che resta
“In questo momento di dolore – conclude Zaia – ci stringiamo alla famiglia, agli amici, ai colleghi e a chi ha avuto la fortuna di incrociarlo nel proprio cammino. Ci mancherà profondamente. Ma la sua eredità continuerà a vivere, nei reparti che ha guidato, nei medici che ha formato, nei pazienti a cui ha dato una seconda possibilità.”
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