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Sicurezza sul lavoro

La morte di Shahzad riapre il dibattito sulla tutela dei rider in Veneto

Vanessa Camani (Pd) interviene dopo il decesso del giovane lavoratore travolto a Perarolo: “Serve una Carta dei diritti per garantire sicurezza e dignità a chi lavora nel settore delle consegne”

Shahzad, il rider morto a Perarolo

Shahzad, il rider morto a Perarolo

La tragica vicenda di Shahzad, il rider investito a Perarolo di Vigonza, nel Padovano, e morto quattro giorni dopo l’incidente, riaccende l’attenzione sulle condizioni di lavoro nel mondo delle consegne a domicilio. A intervenire con fermezza è Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, che lancia un appello alla politica affinché si faccia carico delle nuove forme di precarietà che attraversano il lavoro digitale.

«È un fatto terribile – dichiara Camani – che deve rappresentare un duro richiamo per le istituzioni. Il settore delle consegne a domicilio, esploso con la crescita degli acquisti online, è oggi uno dei più esposti a rischi e sfruttamento, mentre le tutele per i lavoratori restano minime. Serve una regolamentazione seria e strutturale».

Camani denuncia come tragedie come questa, sul piano statistico, vengano spesso classificate come “normali” infortuni sul lavoro con esito mortale. «Ma la politica – sottolinea – dovrebbe vedere in questi eventi l’emergere di nuove responsabilità, perché i rischi connessi alle nuove professioni digitali non sono più trascurabili».

Da mesi, il gruppo consiliare del Pd ha depositato una proposta di legge che mira ad aumentare le tutele dei lavoratori delle piattaforme digitali, sia in termini retributivi che di sicurezza. Ma finora, denuncia Camani, non si è registrato alcun passo avanti concreto.

«Per questo – conclude – la proposta di istituire una Carta dei diritti dei rider, valida su tutto il territorio regionale, non può più attendere. Garantire sicurezza, dignità e protezione a chi lavora ogni giorno sulle nostre strade è un dovere della politica».

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