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Il ricordo

Hiroshima, 80 anni dopo: il silenzio che ancora parla al mondo

Il 6 agosto 1945 cambiò la storia dell’umanità

Hiroshima, 80 anni dopo: il silenzio che ancora parla al mondo

Foto di repertorio

Erano le 8:15 del mattino del 6 agosto 1945 quando il cielo sopra Hiroshima fu squarciato da una luce accecante. In pochi secondi, una città viva fu cancellata. Oggi, ottant’anni dopo, quel momento resta impresso come una delle ferite più profonde nella coscienza del genere umano. La prima bomba atomica utilizzata in guerra trasformò Hiroshima in un deserto di macerie e morte, segnando l’inizio dell’era nucleare.

Più di 140.000 vite spezzate, molte all’istante, altre nei giorni e mesi successivi a causa delle radiazioni. I sopravvissuti – gli hibakusha – hanno portato nel corpo e nell’anima il peso di quel giorno, e per decenni hanno testimoniato l’orrore vissuto, affinché non si ripetesse.

Questa mattina, nel Parco della Pace di Hiroshima, il Giappone ha osservato un minuto di silenzio. Migliaia di persone, tra cittadini, autorità e delegazioni internazionali, si sono raccolte di fronte al Cenotafio che conserva i nomi delle vittime. Le campane hanno suonato come ogni anno, rompendo il silenzio con una voce che chiede pace.

Hiroshima oggi: memoria viva, non museo del dolore

Hiroshima non è solo il simbolo della distruzione. È anche un esempio straordinario di rinascita. La città è stata ricostruita con tenacia e oggi è un moderno centro urbano, ma il ricordo del 1945 è ovunque. Dal Museo della Pace ai monumenti commemorativi, dalla voce degli hibakusha alle migliaia di studenti che ogni anno visitano la città per capire cosa significa davvero la parola “pace”.

Le iniziative per l’ottantesimo anniversario sono state numerose: concerti commemorativi, mostre fotografiche, letture di testimonianze, documentari inediti e incontri tra giovani di tutto il mondo per discutere di futuro e responsabilità globale.

Una lezione ancora aperta

Nel 2025, mentre si moltiplicano le crisi internazionali e il timore di nuovi conflitti torna ad affacciarsi all’orizzonte, l’anniversario di Hiroshima suona come un monito.
Non è solo una commemorazione. È un appello alla politica, alla coscienza collettiva, alla memoria attiva.

Perché Hiroshima non è solo un luogo. È una domanda che, da ottant’anni, il mondo non può smettere di porsi: cosa significa davvero non dimenticare?

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