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Cronaca
06.08.2025 - 09:12
Foto di repertorio
Una tragedia che si poteva evitare, una morte sul lavoro che racconta ancora una volta l’Italia sommersa del precariato e del lavoro nero. Sayed Abdelwahab Mahmoud, 39 anni, e Ziad Saad Abdou Mustafa, 22, entrambi egiziani, sono morti soffocati dai gas tossici sprigionati da una vasca settica interrata in una villa di via Desman, nella frazione di Veternigo. Non erano operai specializzati, non avevano alcuna protezione, e soprattutto non risultavano alle dipendenze di nessuna azienda.
A stroncare le loro vite è stato l’idrogeno solforato, rilevato successivamente dai tecnici dell’Ulss. Secondo i primi accertamenti eseguiti dallo Spisal e dai Carabinieri, i due uomini erano stati mandati a ispezionare il pozzetto senza alcuna preparazione tecnica o conoscenza dei pericoli presenti. Nessun corso, nessuna attrezzatura di sicurezza, nessun contratto.
La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di omicidio colposo, e cerca ora di ricostruire la catena delle responsabilità. Sayed e Ziad erano richiedenti asilo, arrivati in Italia solo da pochi mesi, in cerca di un futuro. Secondo alcune indiscrezioni raccolte sul posto, sembrerebbero essere stati reclutati informalmente da una ditta di traslochi per verificare lo stato di pulizia delle vasche biologiche, dopo un precedente intervento effettuato da una ditta specializzata. La richiesta, pare, sarebbe partita dalla nuova proprietaria della villa, una cittadina moldava estranea ai fatti, che si era affidata a una ditta per lo sgombero dell'immobile.
Resta da capire chi abbia effettivamente inviato i due operai a svolgere un lavoro tanto pericoloso senza competenze né tutele. Un terzo giovane, presente con loro sul posto, si è salvato perché non era ancora entrato nella vasca.
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