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Proteste eccessive

A Vicenza 56 attivisti No Tav indagati per le proteste contro l’alta velocità ferroviaria

Gli episodi risalgono all’8 e al 12 luglio durante lo sgombero di un’area sul fiume Retrone. Le accuse vanno dalla violenza privata all’interruzione di pubblico servizio

Foto di una protesta No-Tav

Foto di una protesta No-Tav

Sono 56 le persone finite sotto inchiesta a Vicenza per le manifestazioni di protesta organizzate dal movimento No Tav contro i lavori dell’alta velocità ferroviaria. I fatti, comunicati dalla Questura, riguardano due distinti episodi avvenuti l’8 e il 12 luglio scorsi lungo il fiume Retrone, dove era previsto lo sgombero di un’area occupata dagli attivisti.

Il primo intervento di polizia, l’8 luglio, si è reso necessario quando alcuni manifestanti hanno tentato di impedire l’accesso agli operai delle ditte incaricate. Dopo inutili tentativi di mediazione, le forze dell’ordine sono intervenute spostando fisicamente i presenti e, per chi si era barricato dietro strutture improvvisate di legno e metallo, utilizzando getti d’acqua con idranti.

Quattro giorni più tardi, il 12 luglio, la tensione è nuovamente salita. Una manifestazione ha visto gli attivisti cercare di abbattere la recinzione dell’area con pannelli, scudi e funi, mentre la polizia ha risposto scalando le reti, tagliando le corde e impiegando ancora idranti per disperdere i dimostranti, che si sono infine ritirati nella vegetazione circostante.

Le indagini della Digos hanno permesso di identificare e segnalare alla magistratura 56 persone, tra cui due minorenni. I reati ipotizzati vanno dalla violenza privata all’interruzione di pubblico servizio, fino all’invasione di terreni.

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