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Il patteggiamento
09.09.2025 - 13:00
Foto di repertorio
Si chiude con un patteggiamento una parte delle accuse a carico di Renato Boraso, ex assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, coinvolto nella maxi inchiesta sulla presunta corruzione che ha travolto l’amministrazione lagunare.
Il giudice per l’udienza preliminare Carlotta Franceschetti ha accolto l’accordo raggiunto tra la difesa di Boraso e la Procura, che prevede una condanna a 3 anni e 10 mesi di reclusione e la confisca di 308mila euro, cifra che – secondo l’accusa – rappresenterebbe il profitto illecito ottenuto in dodici episodi corruttivi.
Boraso, agli arresti domiciliari dopo tre mesi e mezzo trascorsi in carcere tra luglio e novembre 2024, resta comunque indagato nel troncone principale dell’indagine. In quel filone, i magistrati contestano all’ex assessore una presunta corruzione legata a Palazzo Papadopoli, oltre ad alcuni episodi di turbativa d’asta. Per questi fatti, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per il sindaco Luigi Brugnaro, il direttore generale del Comune Morris Ceron, e 34 tra imprenditori e manager.
Accolti anche i patteggiamenti di Fabrizio Ormenese e Daniele Brichese, due imprenditori coinvolti nell’inchiesta. Il primo ha ottenuto una pena di 2 anni e 9 mesi e il pagamento di 27mila euro; il secondo ha patteggiato 3 anni e 10 mesi, con una confisca di 7mila euro.
L’avvocato di Boraso, Umberto Pauro, ha precisato che al momento non è stata avanzata alcuna richiesta né per la messa in prova ai servizi sociali, né per l’attenuazione delle misure cautelari.
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