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Privacy a Venezia

Stop del Garante alla raccolta dati del Comune di Venezia: niente più domande sugli spostamenti dei cittadini

L’autorità per la privacy multa Palazzo Ducale per 10 mila euro e impone modifiche immediate al sistema di contributo di accesso, dopo che la città chiedeva motivazioni e dettagli sugli spostamenti dei visitatori

Contributo di accesso a Venezia

Contributo di accesso a Venezia

Il Comune di Venezia dovrà cambiare registro sul contributo di accesso in città. L’Autorità garante della privacy ha bocciato il sistema attuale, multando l’amministrazione per 10 mila euro e ordinando interventi correttivi entro 30 giorni. La decisione nasce dal fatto che il meccanismo richiedeva informazioni troppo invasive sui cittadini e i visitatori: veniva chiesto da chi fossero invitati, dove si recassero e perché, dati che il Garante considera “delicati aspetti della vita privata”.

Secondo l’Autorità, la raccolta massiva di questi dati era eccessiva e poco proporzionata. Molti dei dati acquisiti riguardavano persone esentate dal pagamento del contributo, e soltanto una piccola parte sarebbe stata effettivamente utile per fini fiscali. I totem elettronici utilizzati per la registrazione, inoltre, permettevano agli utenti di modificare le impostazioni, violando la riservatezza dei dati.

Il Garante ha quindi imposto a Palazzo Ducale di individuare nuove categorie di cittadini esentati dalla pre-registrazione, sospendere la raccolta dati per chi veniva invitato dai residenti e disciplinare con precisione i controlli successivi. L’obiettivo è garantire che il contributo di accesso non interferisca con la privacy dei cittadini e dei visitatori, in linea con i principi di correttezza, trasparenza e sicurezza dei dati personali.

Il provvedimento segna un punto importante nella gestione dei flussi turistici a Venezia, tra attenzione alla privacy e necessità di regolamentare l’ingresso in una delle città più visitate d’Italia.

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