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Mestre, bambino aggredito da un branco di adolescenti: "Serve una risposta educativa, non solo giudiziaria"

Il CNDDU lancia l’allarme: «Violata la dignità dell’infanzia. Urgente un patto educativo tra scuola, famiglie e istituzioni»

Mestre, bambino aggredito da un branco di adolescenti: "Serve una risposta educativa, non solo giudiziaria"

Foto di repertorio

L’episodio avvenuto nei giorni scorsi a Mestre, dove un bambino di appena tre anni è stato vittima, insieme alla sua famiglia, di un'aggressione da parte di un gruppo di adolescenti, non può essere ridotto a un semplice fatto di cronaca. A denunciarlo con fermezza è il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), che definisce l’accaduto un campanello d’allarme sulla tenuta emotiva, relazionale ed educativa di una parte della nostra gioventù.

«Siamo di fronte a una profonda violazione dei diritti fondamentali dell’infanzia, sanciti sia dalla Costituzione italiana che dalla Convenzione ONU», afferma il presidente del CNDDU, prof. Romano Pesavento. L’aggressione, compiuta da ragazzi che hanno deriso e minacciato un bambino piccolo, è indicativa di una carenza grave di empatia, ma anche di un vuoto educativo che riguarda tanto le famiglie quanto le istituzioni.

Oltre al danno fisico e psicologico inflitto alla vittima e alla sua famiglia — che ora si ritrovano a fare i conti con un trauma profondo — ciò che preoccupa è il contesto sociale e culturale in cui simili comportamenti si sviluppano. «Quando la violenza diventa mezzo per affermarsi, e la dinamica di gruppo dissolve ogni senso di responsabilità personale, significa che il disagio giovanile ha superato la soglia di guardia», prosegue Pesavento.

In questo scenario, il ruolo della scuola diventa centrale. Ma non basta l’istruzione in senso stretto. Il Coordinamento richiama la necessità di investire stabilmente in educazione civica, percorsi di cittadinanza attiva, educazione ai diritti umani, sportelli di supporto psicologico, progetti di inclusione e attività artistiche e aggregative. Solo così, sostiene il CNDDU, si possono contrastare le dinamiche di branco, offrendo modelli relazionali sani e opportunità concrete di crescita.

«È fondamentale – sottolinea ancora Pesavento – che la scuola non sia lasciata sola. Occorre un patto educativo tra scuola, famiglie e territorio, in cui ciascun attore sociale si assuma la propria responsabilità nella formazione dei giovani». Senza un intervento strutturato e continuativo, il rischio è che episodi come quello di Mestre si moltiplichino, con effetti devastanti sul tessuto sociale e sulla percezione della sicurezza.

Il CNDDU conclude il proprio intervento esprimendo solidarietà alla famiglia colpita e sollecitando le istituzioni a garantire alle scuole risorse stabili, per trasformarle in laboratori di legalità e cittadinanza attiva, capaci di convertire il disagio in consapevolezza e il conflitto in strumenti di crescita collettiva.

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