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Cronaca
17.09.2025 - 13:25
Foto di repertorio
Dopo oltre tre decenni di silenzio e incertezze, una delle vicende di cronaca nera più sconvolgenti di Vicenza ha finalmente trovato un colpevole. Il 58enne Umberto Pietrolungo, calabrese e affiliato alla ’ndrangheta, è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio dei coniugi Fioretto, avvenuto il 25 febbraio 1991. La sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Vicenza, segna una svolta significativa in un caso che per 33 anni è rimasto avvolto nel mistero.
Quella sera, l’avvocato Pierangelo Fioretto, esperto di diritto societario, stava rientrando a casa quando venne atteso dai sicari davanti alla sua abitazione, una palazzina in Contrà Torretti, nel centro di Vicenza. I due malviventi, che già quella mattina avevano cercato invano di intercettarlo in tribunale, non gli lasciarono scampo: 10 colpi di pistola lo colpirono brutalmente. Ma l’orrore non finì lì. Poco dopo, la moglie di Fioretto, Mafalda Begnozzi, scese in strada spaventata dal trambusto. Vede il marito a terra, ancora vivo, ma appena un attimo dopo è colpita a sua volta: 5 colpi la uccidono sul colpo.
Le armi utilizzate nell’agguato erano delle pistole giocattolo modificate per sparare proiettili veri. Strumenti spesso utilizzati in operazioni mafiose, che sembrano avere una valenza simbolica e un preciso collegamento con il crimine organizzato.
Il caso, che per decenni sembrava destinato a restare irrisolto, ha trovato una svolta grazie a tecniche investigative moderne. Un incrocio di dati e il ritrovamento di tracce di DNA sulle pistole giocattolo usate nell’agguato hanno permesso agli investigatori di risalire al colpevole. Le tracce, rinvenute anche durante un’altra sparatoria in Calabria, hanno condotto alle indagini che hanno portato a Pietrolungo, che ora dovrà affrontare l’ergastolo per il suo ruolo nell’omicidio.
Tuttavia, il caso non è completamente chiuso. Sebbene Pietrolungo sia stato identificato come uno dei due killer, restano ancora oscuri il nome dell’altro complice, il mandante dell’omicidio e il reale movente che ha spinto alla morte di una coppia apparentemente senza legami con il crimine organizzato.
Nonostante il progresso nelle indagini, i punti interrogativi rimangono numerosi. Chi c’era dietro questo omicidio così mirato e spietato? Qual era la reale motivazione che ha portato a uccidere una figura rispettata nel campo del diritto come Pierangelo Fioretto e sua moglie Mafalda? La ’ndrangheta calabrese aveva probabilmente dei legami con l’avvocato, ma la natura di questi legami non è ancora chiara.
Quello che è certo è che, dopo anni di incertezze e speculazioni, almeno una parte di questa tragedia ha trovato un volto: il killer che ha inferto un colpo devastante a una famiglia, e una comunità intera. Il processo, però, è ancora lontano dal chiudersi: le indagini proseguiranno per chiarire gli ultimi dettagli di un episodio che ha scosso profondamente la città di Vicenza.
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