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Piombino Dese, scoperte tre ditte fantasma dell’abbigliamento: indirizzi inesistenti, sede chiusa e titolare non residente

Controlli della Polizia locale e segnalazione alla Camera di Commercio di Padova

Piombino Dese, scoperte tre ditte fantasma dell’abbigliamento: indirizzi inesistenti, sede chiusa e titolare non residente

Foto di repertorio

Tra le vie tranquille di Piombino Dese, tra via Ronchi e via Ronchi Sinistra, la mappa dell’economia sommersa ha rivelato tre puntini invisibili: ditte fantasma, formalmente attive nel settore dell’abbigliamento ma senza un radicamento reale sul territorio. A smascherarle sono stati i controlli della Polizia locale della Federazione dei Comuni del Camposampierese, un’azione che illumina uno spicchio di quell’area grigia in cui illegalità amministrativa, finanza opaca e produzione irregolare finiscono per intrecciarsi, danneggiando chi lavora nella legalità.
Le verifiche, coordinate dagli agenti del comandante Antonio Paolocci, hanno riguardato tre imprese dell’abbigliamento riconducibili a cittadini cinesi e operanti tra via Ronchi e via Ronchi Sinistra. Due di esse avevano indicato sedi legali in vie che non compaiono nello stradario comunale di Piombino Dese: un’anomalia sufficiente ad aprire un fascicolo di approfondimento.
I controlli incrociati hanno portato a un quadro inequivocabile: - in una società, il titolare dichiarava la residenza a Piombino Dese, ma è risultato sconosciuto all’anagrafe comunale; la verifica con l’Anagrafe nazionale della popolazione residente ha confermato che non risulta neppure residente in Italia; - in un’altra, la sede legale era collocata in una via inesistente; - la terza indicava la sede in un’area artigianale del Comune, ma l’attività risultava cessata da anni; il titolare era ancora formalmente residente in una villetta, disabitata da tempo.


Per l’impresario irregolare è scattata la cancellazione anagrafica. Le tre società sono state segnalate alla Camera di Commercio di Padova per la cancellazione dal registro delle imprese, un passaggio necessario per ripristinare la legalità e impedire che “scatole” formalmente attive possano continuare a muoversi nel sistema economico italiano.

Il quadro tracciato dalle istituzioni locali descrive un fenomeno che si alimenta di laboratori clandestini e linee produttive opache, da cui escono capi destinati tanto al mercato della contraffazione quanto al “pronto moda” a basso costo. In questo circuito, le ditte fantasma fungono da cerniere amministrative: aprono e chiudono flussi di fatture, schermano responsabilità, spostano ricavi e costi su indirizzi che non esistono o su sedi inattive.

Il caso di Piombino Dese conferma quanto il presidio anagrafico e il controllo incrociato dei dati – dallo stradario comunale all’Anagrafe nazionale – siano strumenti essenziali per interrompere catene di irregolarità e proteggere il mercato. Le segnalazioni alla Camera di Commercio di Padova e le cancellazioni dal registro imprese non sono meri adempimenti: sono l’argine amministrativo contro la distorsione concorrenziale e un segnale ai territori in cui il tessile-abbigliamento resta un settore sensibile perché ad alta intensità di manodopera e quindi esposto a derive di sfruttamento.

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