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Economia
09.10.2025 - 23:00
Likum SRL
Tra i capannoni di Ponte di Piave e Oderzo cala il sipario su una storia industriale che ha servito per anni la filiera automotive. Likum, azienda di stampi e stampaggio, ferma le attività produttive. Per 79 lavoratori si apre una fase di protezione sociale e ricollocazione, mentre il territorio si interroga su come difendere competenze e occupazione qualificate in un passaggio tanto rapido quanto doloroso.
I PASSAGGI CHIAVE
- 30 luglio: Likum viene ceduta dal fondo tedesco Accursia Capital alla neocostituita rumena Fast Effectiv Solution 360 Srl, alla vigilia del tavolo regionale. - Dopo un tentativo fallito di ulteriore cessione finalizzata al rilancio, l’azienda manifesta al tavolo regionale del 26 settembre la volontà di chiudere le attività in entrambi gli stabilimenti di Ponte di Piave e Oderzo. - Oggi, nella sede veneziana della Regione Veneto, viene sottoscritto l’accordo tra FIOM Cgil di Treviso (con i rappresentanti dei lavoratori) e Likum, assistita da Confindustria Veneto Est, alla presenza della Direzione Lavoro e dell’Unità di crisi aziendali regionale.
COSA PREVEDE L’ACCORDO PER I LAVORATORI
- Incentivo all’esodo su base volontaria per tutti i dipendenti. - Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) fino al 31 dicembre, con auspicio sindacale di rifinanziamento per coprire i 12 mesi concordati. - Avvio, da parte della Regione Veneto in sinergia con il sindacato, di un piano di politiche attive del lavoro orientato alla ricollocazione. - L’azienda si riserva la facoltà di ricorrere alla procedura di “concordato in bianco”.
I NUMERI DELLA CRISI: ORGANICI IN CALO E SITI COINVOLTI
- Addetti attuali: 79 - Organico “in tempi recenti”: circa 120 - Siti produttivi: Ponte di Piave e Oderzo (Treviso) - Settore: produzione di stampi e stampaggio per l’automotive.
LE VOCI DELLA VERTENZA
“È una vertenza decisamente triste questa di Likum, che vede quelli che erano un centinaio di lavoratori e lavoratrici essere lasciati a casa in un tempo rapido e senza quella responsabilità sociale che sta a capo all’impresa e quel rispetto che i dipendenti meritano”, afferma Francesca Cagnola della FIOM Cgil di Treviso. E aggiunge: “Questo è drammaticamente un comportamento abbastanza tipico da parte dei fondi d’investimento, che non hanno altro interesse che capitalizzare in operazioni speculative lasciando dietro di sé danni alle nostre comunità”. Il tavolo che ha portato all’intesa odierna ha visto seduti, oltre ai sindacati e ai rappresentanti dei lavoratori, Likum con il supporto di Confindustria Veneto Est e le strutture regionali competenti (Direzione Lavoro e Unità di crisi aziendali).
La chiusura di un’azienda specializzata in componentistica per l’automotive non è un evento isolato, ma un segnale che tocca l’intera filiera locale. Nel breve periodo, l’efficacia della Cigs e degli incentivi all’esodo dipenderà dalla rapidità con cui saranno attivate misure di ricollocazione mirate: mappatura delle competenze, incrocio domanda-offerta, percorsi di aggiornamento professionale coerenti con i fabbisogni del manifatturiero territoriale. L’auspicio espresso dal sindacato di prolungare gli ammortizzatori fino a coprire i 12 mesi concordati mira a dare ossigeno ai lavoratori durante la transizione. Al contempo, la riserva dell’azienda di ricorrere al “concordato in bianco” apre un capitolo delicato sul fronte della gestione della crisi d’impresa, con possibili ricadute sulla tempistica dei pagamenti e sulla tutela complessiva della forza lavoro.
COSA GUARDARE NELLE PROSSIME SETTIMANE
- Tempistiche e modalità delle uscite volontarie e dell’accesso alla Cigs. - Attivazione delle politiche attive regionali e primi riscontri sul reimpiego. - Evoluzione dell’assetto societario in relazione all’eventuale avvio del concordato in bianco. - Eventuali manifestazioni di interesse per asset, competenze e commesse che possano salvaguardare parte dell’occupazione. In un quadro che ha visto nell’arco di poche settimane passaggi di proprietà, tentativi di cessione e infine la decisione di chiudere, la bussola resta una: mettere al centro i 79 lavoratori, proteggendone reddito e competenze e accelerando ogni canale di rientro nell’occupazione. È su questo terreno, oggi, che si misurerà la responsabilità di impresa e istituzioni.
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