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Cronaca
18.10.2025 - 14:26
Foto di repertorio
Nei giorni scorsi si è chiusa una fase cruciale delle indagini preliminari riguardanti la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), con la notifica di avvisi di conclusione delle indagini per dodici persone accusate a vario titolo di inquinamento ambientale e omessa bonifica.
I sospetti riguardano principalmente la gestione delle opere in sotterraneo delle gallerie naturali di Malo (nei comuni di Castelgomberto e Malo) e Sant’Urbano (a Montecchio Maggiore).
Secondo l’ipotesi dell’accusa, gli indagati — tra cui membri del Consorzio S.I.S. e della società SPV S.p.A., nonché responsabili tecnici e direttori di cantiere — avrebbero impiegato un additivo accelerante per il calcestruzzo, chiamato “Mapequick AF1000”, contenente acido perfluorobutanoico (PFBA) in concentrazioni superiori ai limiti di sicurezza indicati dall’Istituto Superiore di Sanità.
Questa scelta avrebbe causato una significativa contaminazione delle acque superficiali e sotterranee nelle aree interessate dai lavori, con un conseguente mancato intervento di bonifica e ripristino del sito nonostante la consapevolezza del problema.
I fatti contestati si sarebbero verificati tra giugno 2021 e gennaio 2024. L’attività investigativa ha potuto contare sul supporto tecnico-scientifico dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) di Vicenza, fondamentale per la caratterizzazione delle aree coinvolte.
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