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Sentenza respinta
17.11.2025 - 16:16
Anica Panfile, la vittima
La Procura di Treviso non ci sta. Il pubblico ministero Giulia Rizzo ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Venezia contro l’assoluzione di Franco Battaggia, l’80enne imprenditore della nota pescheria “El Tiburon”, accusato di omicidio volontario di Anica Panfile, la 31enne romena trovata senza vita in un’ansa del Piave a Spresiano il 21 maggio 2023.
Secondo Rizzo, la decisione della Corte d’Assise trevigiana sarebbe «manifestamente illogica e contraddittoria». Nonostante i giudici avessero esaminato attentamente le prove emerse durante il dibattimento, scrive il pm, «hanno ritenuto insufficiente il materiale probatorio per collegare Battaggia all’omicidio e al tentativo di nascondere il cadavere».
Battaggia era stato l’ultima persona a vedere Anica il 18 maggio 2023 e aveva trascorso 535 giorni in carcere prima di essere assolto lo scorso 2 luglio. La difesa aveva puntato sulla cosiddetta “prova regina”: il telefono della vittima risultava attivo intorno alle 17 del pomeriggio, quando l’uomo era al casello di Villorba, apparentemente dopo che il cellulare della donna sarebbe stato spento tra le 16,15 e le 16,45, orario in cui l’omicidio sarebbe stato commesso. La Procura contesta però l’interpretazione difensiva, definendo poco plausibile che Anica possa aver manipolato il telefono per bloccare un contatto su Whatsapp.
Nel ricorso, il pm evidenzia anche le incongruenze emerse nel corso del processo: l’omicidio potrebbe non essere stato opera di una sola persona, ci sono dubbi sul luogo e sulle modalità del delitto e del trasporto del corpo, e la mancanza di un movente certo. Viene inoltre smentita l’ipotesi che possibili sospetti legati ad altre persone, come gli ex contatti problematici della vittima, abbiano avuto un ruolo: le verifiche telefoniche non confermerebbero la loro presenza sul luogo del delitto.
Oltre alla Procura, anche i familiari di Anica – rappresentati dagli avvocati Giulia Serafin e Marcello Stellin – hanno presentato ricorso contro l’assoluzione, chiedendo che la vicenda venga nuovamente esaminata. La Corte d’Appello di Venezia dovrà ora valutare se accogliere i rilievi della Procura e fissare una nuova udienza, proseguendo una vicenda che ha scosso la comunità veneta.
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