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Politica - Elezioni Regionali 2025
19.11.2025 - 20:54
«Si cresce insieme e ci alimentiamo con grande forza», ha esordito Giovanni Manildo nel comizio di chiusura della campagna elettorale. Una platea gremita ha accompagnato un discorso che ha tenuto insieme identità, programma e un messaggio chiaro: «Siamo pronti a sorprendere il Veneto con un bellissimo risultato».

Il candidato Governatore ha ricordato l’origine del percorso, nato dentro una comunità che «ha ritrovato l’orgoglio di essere comunità», ringraziando Elly Schlein per aver dato nuova energia al progetto politico. «È dalla forza dei valori del Partito Democratico» – ha detto – che nasce la nostra idea di società: una società che non lascia indietro nessuno.
Determinante, ha ribadito, il lavoro di Andrea Martella nella costruzione della coalizione: «La più ampia che abbia mai affrontato le elezioni regionali». Una coalizione che si è messa in gioco «con generosità, passione ed energia», convinta che il Veneto meriti «qualcosa di meglio rispetto a quello che è diventato».
Manildo ha insistito sul concetto di alternanza come progetto collettivo: «Dobbiamo passare dal Veneto di uno al Veneto di tutti». Una sfida che, ha detto, è diventata «un’onda che parte dall’impegno di tutti», dai candidati «che non si sono risparmiati» alle centinaia di incontri svolti in questi mesi.
Il candidato ha poi denunciato un Veneto «raccontato in modo autoreferenziale», lontano dai bisogni reali emersi dagli incontri con i cittadini: fragilità non intercettate, attese troppo lunghe, servizi insufficienti.
Da qui la necessità di una bussola politica chiara: «La sanità pubblica come diritto universale, articolo 32 della Costituzione». In quest’ottica, Manildo ha indicato Mimmo Lisica come futuro assessore alla Sanità «quando saremo a Venezia», sottolineando che «la privatizzazione è una forma terribile di diseguaglianza» e che oggi «300 mila giovani devono scegliere se curarsi o pagare di tasca propria».
Accanto alla sanità, il sociale: «La Regione deve mappare i bisogni, capire le nuove fragilità, riconoscere la disabilità, l’invecchiamento, i disturbi alimentari». Un lavoro possibile solo «con un’alleanza stabile con il privato sociale» e valorizzando «un milione di veneti che dedicano tempo al volontariato».
La segretaria del PD, intervenuta accanto a Giovanni Manildo, ha rilanciato con toni netti. «Abbiamo avuto la grande convinzione di impostare questa campagna non contro qualcuno, ma per il Veneto che vogliamo costruire», ha detto aprendo un intervento fortemente politico.
Il punto d’attacco principale è stata la sanità: «La difesa della sanità pubblica universalistica è la nostra prima battaglia». Schlein ha accusato la destra nazionale di aver prodotto «un decreto propaganda sulle liste d’attesa senza mettere un euro sulla sanità» e ha definito «drammatico» il quadro delle cure: «Le attese troppo lunghe significano niente prevenzione e più sofferenza. Significano anche, purtroppo, che qualcuno non ce la fa».
Durissimo il passaggio sulla premier Meloni: «Capisco che le si sia rotta di nuovo la calcolatrice, ma la verità è che stanno smantellando la sanità pubblica». Schlein ha ricordato che la spesa sanitaria, rapportata al Pil, «sta scendendo ai minimi degli ultimi 15 anni», mentre «le risorse vanno più al privato che alle assunzioni di medici e infermieri».
La critica si è allargata anche ad altri settori: «Con il governo Meloni sono scesi gli investimenti in sanità, scuola, università, ricerca, casa. L’unica cosa che sale è la spesa militare, per dire sì al loro amico Trump».
E ancora: «La pressione fiscale è ai massimi degli ultimi dieci anni, lo dicono i dati del governo. E gli affitti nell’ultimo anno sono saliti del 10%, mentre in manovra hanno messo zero sulla casa».
Non meno severa la parte dedicata all’energia e al caro bollette: «Gli imprenditori veneti pagano tre volte le bollette dei loro concorrenti europei. In tre anni non è stato fatto nulla. Forse non vogliono toccare gli extraprofitti di un pugno di grandi società energetiche».
La conclusione di Schlein è un appello alla competitività e all’innovazione: «Il Veneto deve stare davanti, non essere secondo a nessuno in Europa». Per farlo, ha detto, servono filiere strategiche, investimenti nelle imprese e un governo regionale che «non rimanga in silenzio davanti alle scelte sbagliate del governo nazionale».
Il comizio si chiude così, in un clima teso ma carico di aspettative, con Manildo, Martella e Schlein uniti nel chiedere ai veneti di scegliere un’alternativa netta. Una richiesta di fiducia per «un Veneto più giusto, più forte e davvero di tutti».
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