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Cronaca
07.12.2025 - 12:43
registratore di cassa - foto di repertorio
Casse come bersaglio, pochi minuti di terrore e una fuga fulminea. Nel Padovano la cronaca registra una sequenza che inquieta: tre rapine in sette giorni, bersagliati altrettanti supermercati, con dipendenti minacciate da armi bianche e da una pistola. Un’onda corta di criminalità che riaccende il tema sicurezza e mette sotto pressione investigatori e territorio.
- 3 dicembre, Padova: supermercato Alì di via Tre Garofani, rapina con coltello.
- 4 dicembre, Piombino Dese: Prix di via Pacinotti, due banditi con pistola e punteruolo.
- 6 dicembre, Monselice: Aliper di via Squero, cassiera minacciata con un coltello, bottino rapido.
Tre episodi, tre modalità rapide e violente, un unico denominatore: l’azione mirata alle casse e la fuga immediata con contanti.
Sabato 6 dicembre 2025, poco prima delle 18, un uomo con il volto travisato ha fatto irruzione nell’Aliper di via Squero a Monselice. Secondo una prima ricostruzione, ha puntato un coltello contro una cassiera costringendola a consegnare l’incasso. Il bottino, stimato tra 400 e 500 euro, è stato arraffato in pochi istanti. Il rapinatore è fuggito a piedi verso l’esterno; resta da chiarire se ad attenderlo ci fosse un complice a bordo di un’auto, ipotesi al vaglio degli inquirenti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno raccolto le testimonianze e acquisito le immagini di videosorveglianza per risalire all’identità del responsabile.
Il 3 dicembre, attorno alle 16, un bandito ha colpito al supermercato Alì di via Tre Garofani a Padova. Armato di coltello, ha puntato la lama alla gola di una cassiera e si è fatto consegnare qualche centinaio di euro. Nessun ferito, ma il livello di allerta è salito subito: l’irruzione è stata rapida, il cash l’obiettivo esclusivo.
Il giorno successivo, 4 dicembre, il secondo assalto: due individui a volto coperto hanno fatto irruzione al Prix di via Pacinotti a Piombino Dese. Armati di pistola e punteruolo, hanno minacciato la dipendente alla cassa e sono scappati con alcune migliaia di euro. Sull’episodio indagano i carabinieri, che non escludono che la pistola potesse essere una scacciacani.
Le indagini si muovono su più binari: - analisi dei filmati di videosorveglianza per mappare traiettorie di fuga e abitudini operative; - confronto dei dettagli (abiti, copricapi, andatura, tono di voce) per individuare eventuali ricorrenze; - verifica di possibili appoggi logistici esterni, come un’auto in attesa; - riscontro dei bottini e degli orari, elementi utili a delineare un profilo di rischio. Al momento non ci sono certezze su un’unica mano dietro i tre colpi, ma la tempistica ravvicinata e il bersaglio omogeneo rendono il confronto dei fascicoli un passaggio obbligato.
Dai dati disponibili emergono alcuni tratti comuni:
- la fascia pomeridiana/pre-serale come momento d’azione, quando le casse hanno liquidità e il via vai crea copertura;
- l’uso della minaccia ravvicinata su personale femminile in cassa, con armi visibili per massimizzare la coercizione;
- la durata limitata dell’azione e la priorità della fuga, senza tentare casseforti o aree a rischio.
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