Processo Palude, patteggiamento per l’ex assessore Boraso: condanna a quattro anni e otto mesi

La giudice Ardita accoglie l’accordo tra difese e Procura: chiusa la vicenda giudiziaria che coinvolgeva l’ex amministratore veneziano e altri imputati per corruzione e turbativa d’asta

Alessia Scarpa

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22.12.2025 - 15:25

Processo Palude, patteggiamento per l’ex assessore Boraso: condanna a quattro anni e otto mesi

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Si chiude con una pena complessiva di quattro anni e otto mesi la vicenda giudiziaria di Renato Boraso, ex assessore del Comune di Venezia, uno dei principali imputati del cosiddetto processo Palude. A sancire l’epilogo è stata la giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Venezia, Claudia Ardita, che ha accolto l’accordo di patteggiamento raggiunto tra le difese e i pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini. La condanna definitiva nasce dall’unificazione di due distinti tronconi processuali. In una prima fase Boraso aveva già patteggiato una pena di tre anni e dieci mesi di reclusione, oltre a 400 mila euro di multa, per 12 episodi di corruzione. Proprio queste accuse avevano portato, nel luglio 2024, all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, successivamente sostituita con gli arresti domiciliari. Il secondo filone dell’inchiesta riguardava invece i reati di turbativa d’asta e la presunta ricezione di una tangente da 73 mila euro per pilotare al ribasso la stima di Palazzo Papadopoli, uno degli immobili più prestigiosi del centro storico veneziano. Anche queste contestazioni sono confluite nell’accordo che ha portato alla definizione complessiva della pena. Nel procedimento sono stati definiti con patteggiamento anche altri ruoli coinvolti nell’inchiesta. Carlotta Glon ha concordato una pena di un anno e otto mesi; Nevio Benettazzo di due anni e nove mesi; Massimo Benettazzo di sei mesi; Gianroberto Licoli di un anno; Jacopo D’Alio ha ottenuto sei mesi con pena sospesa. Per Fabrizio Ormenese la pena è stata fissata in due anni e dieci mesi, con un mese sostituito da lavori di pubblica utilità.

Si chiude con una pena complessiva di quattro anni e otto mesi la vicenda giudiziaria di Renato Boraso, ex assessore del Comune di Venezia, uno dei principali imputati del cosiddetto processo Palude. A sancire l’epilogo è stata la giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Venezia, Claudia Ardita, che ha accolto l’accordo di patteggiamento raggiunto tra le difese e i pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini.

La condanna definitiva nasce dall’unificazione di due distinti tronconi processuali. In una prima fase Boraso aveva già patteggiato una pena di tre anni e dieci mesi di reclusione, oltre a 400 mila euro di multa, per 12 episodi di corruzione. Proprio queste accuse avevano portato, nel luglio 2024, all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, successivamente sostituita con gli arresti domiciliari.

Il secondo filone dell’inchiesta riguardava invece i reati di turbativa d’asta e la presunta ricezione di una tangente da 73 mila euro per pilotare al ribasso la stima di Palazzo Papadopoli, uno degli immobili più prestigiosi del centro storico veneziano. Anche queste contestazioni sono confluite nell’accordo che ha portato alla definizione complessiva della pena.

Nel procedimento sono stati definiti con patteggiamento anche altri ruoli coinvolti nell’inchiesta. Carlotta Glon ha concordato una pena di un anno e otto mesi; Nevio Benettazzo di due anni e nove mesi; Massimo Benettazzo di sei mesi; Gianroberto Licoli di un anno; Jacopo D’Alio ha ottenuto sei mesi con pena sospesa. Per Fabrizio Ormenese la pena è stata fissata in due anni e dieci mesi, con un mese sostituito da lavori di pubblica utilità.