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Artisti veneti emergenti
03.10.2024 - 12:10
Il padovano Francesco Zangheri
Dal 9 al 10 novembre il teatro Palladium di Roma ospiterà la 26esima edizione di Flautissimo, il prestigioso festival organizzato dall’Accademia Italiana del Flauto con il contributo della Regione Lazio. Nata all’insegna della musica classica, nel corso degli anni questa manifestazione ha ampliato i suoi orizzonti, esplorando i nuovi linguaggi musicali contemporanei. Sotto la direzione artistica di Stefano Cioffi, l’edizione di quest’anno incanterà gli spettatori con due giornate di pura magia musicale, offrendo sei concerti doppi e otto masterclass condotte dai più grandi flautisti dello scenario internazionale. Tra i protagonisti di quest’anno spiccano i nomi illustri di Emmanuel Pahud, Denis Bouriakov, Mario Caroli, Silvia Careddu e Riccardo Ghiani. Oltre a esibirsi sul palco, questi artisti condurranno un ciclo di masterclass riservate a dieci allievi selezionati tra moltissimi candidati provenienti da ogni angolo del mondo. Il confronto con i grandi maestri rappresenta per i giovani studenti un’opportunità preziosa per arricchire il proprio bagaglio artistico, traendo ispirazione e consigli utili.
Il padovano Francesco Zangheri è uno dei pochi allievi scelti per le masterclass pubbliche. Flautista di grande talento, ha completato con lode i suoi studi al Conservatorio C. Pollini di Padova, per poi perfezionarsi all’Accademia Glauco Cambursano di Imola. Parallelamente agli studi musicali, ha conseguito una laurea in Filosofia presso l’Università di Padova. Con oltre trenta riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, Zangheri si è già esibito in rinomate sale da concerto, come la Carnegie Hall di New York e l’Accademia dei Talenti di San Pietroburgo.
Francesco, cos'ha provato quando ha visto il suo nome tra i pochi selezionati?
“Ricordo esattamente quel momento. Mi ero da poco svegliato e appena ho visto l’elenco dei selezionati ho iniziato a scorrere i nomi, uno ad uno e quando è comparso il mio, per ultimo (il brutto dell’ordine alfabetico!), è stata una emozione fortissima. Tutto era così assurdo, ma allo stesso tempo così reale e familiare perché era un momento che avevo sognato a lungo.”
Che rapporto ha con il suo strumento? E quali sono le esperienze che maggiormente hanno influito nel suo percorso?
“Quando penso al mio rapporto con il flauto, mi viene in mente un viaggio compiuto due anni fa in cui non avevo potuto portare con me il mio strumento. Ho provato un senso di profonda malinconia, perché quello che si è creato negli anni è un attaccamento fortissimo, paragonabile forse solo ad una relazione. Nonostante studiare talvolta costi fatica, arrivano quei momenti in cui tutto acquista un senso più profondo…il mio primo pensiero va a quei concerti per amici e familiari, magari meno importanti per un curriculum ma fondamentali per me, perché non c’è regalo più grande di suonare per le persone a cui vuoi bene. Questo ha un valore ancora più prezioso quando si suona insieme. A questo proposito mi viene in mente l’esperienza con l’orchestra giovanile “I Polli(ci)ni”, che ricordo con grande affetto. È stato in quella occasione che per la prima volta ho capito il valore del fare musica con gli altri, avvicinandomi a una dimensione di ascolto ed empatia in nome di un fine più alto: la creazione artistica.”
Il brano scelto per la Masterclass con il Maestro Mario Caroli è una piccola gemma della musica contemporanea giapponese: Air di Toru Takemitsu. Si ritiene soddisfatto del brano che le hanno affidato?
“Da un lato sono molto felice di questa scelta, dall’altro percepisco una certa pressione data dalla consapevolezza delle difficoltà che esso presenta. La cultura giapponese mi ha da sempre affascinato. Air di Takemitsu è un brano estremamente evocativo, che riprende i suoni della natura nella sua essenzialità e purezza. A questo proposito ho cercato di farmi ispirare dalla semplicità della poesia giapponese, in particolare dagli Haiku, componimenti brevissimi dove il poeta cerca di racchiudere in soli tre versi le suggestioni più intime della natura. In particolare ho trovato particolarmente toccante quest’ultimo:
“La campana del tempio tace,
ma il suono continua
a uscire dai fiori ''
Non ci resta che parlare dei tuoi progetti futuri.
“È una questione che mi pongo spesso. Sicuramente ho intenzione di completare i miei studi musicali e filosofici, forse compiendo un Erasmus per ampliare la mia formazione all’interno di un contesto più internazionale. È un futuro che si va delineando piano piano.”
Giulia Turato
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