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Attualità
23.10.2025 - 18:13
Il Forum TechNext25 sul mondo del Vino, sabato scorso a Villa Brasavola de Massa (Verona)
Non solo brindisi e convivialità. L’edizione appena conclusa di Hostaria Verona ha offerto molto più che un itinerario tra sapori e profumi: ha dato spazio alla riflessione, al confronto, al futuro del vino. In questo spirito si è tenuto sabato 18 ottobre TechNext25 – “Dal campo alla piazza”, la tavola rotonda organizzata da Vinext S.p.A. nella cornice di Villa Brasavola de Massa, dove giornalisti, produttori, accademici e imprenditori si sono confrontati sul destino di uno dei comparti più identitari del made in Italy.
Al tavolo dei relatori dodici protagonisti di primo piano del mondo vinicolo e dell’economia: da Fabio Tamburini, direttore de Il Sole 24 Ore, a Riccardo e Dominga Cotarella, rispettivamente ai vertici di Assoenologi e Coldiretti Campagna Amica; da Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, a Giancarlo Perbellini, chef tre stelle Michelin; fino ai vertici delle principali aziende e istituzioni del settore: Pierluigi Guarise (Collis Veneto Wine Group), Barbara Ferro (Veronafiere), Andrea Pizzeghella (Signorvino Oniverse), Alberto Lusini (Angelini Wines & Estates) e Franco Meggio dell’Università di Padova. A fare gli onori di casa, Salvatore Vignola, amministratore delegato di Vinext S.p.A., promotore del forum e interprete della svolta tecnologica che sta attraversando il comparto.
Ad aprire i lavori è stato Fabio Tamburini, che ha messo sul tavolo il tema caldo dei dazi statunitensi e del loro impatto sulle esportazioni italiane: “Le vendite verso gli USA, che rappresentano la metà del nostro export, segnano oggi un -26%. È un dato che preoccupa, ma serve lucidità: il mercato del vino ha sempre dimostrato di sapersi rialzare”. Il giornalista invita a non cedere al panico, ma a guardare ad altri mercati ricettivi.
Più severo l’intervento di Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi, che ha richiamato l’attenzione su problemi strutturali: “I dazi ci impensieriscono, certo, ma rischiano di diventare un alibi che ci distrae dai veri problemi del settore”. I numeri parlano chiaro: oltre 40 milioni di ettolitri di vino invenduti in Italia al 31 luglio 2025. “È un segnale evidente: produciamo troppo, e i prezzi non sono più sostenibili. Nemmeno l’export, per quanto dinamico, riesce a smaltire questi volumi. Dobbiamo avere il coraggio di puntare più sulla qualità che sulla quantità”. Cotarella richiama anche una nuova cultura manageriale: “Serve una gestione strategica che affronti inefficienze e fragilità”.
Dal fronte della ristorazione, Giancarlo Perbellini fotografa un mutamento nei consumi: “Il vino a bicchiere copre ormai l’80% delle ordinazioni, contro un 15% di bottiglie. È un segnale del calo della capacità di spesa dei clienti”. Per lo chef, il vino resta una voce importante — “circa il 30% del fatturato di Casa Perbellini 12 Apostoli” — ma l’evoluzione dei consumi impone nuove strategie di offerta e comunicazione.
Il giornalista Davide Giacalone sposta il dibattito su un piano culturale: “Si fa troppo allarmismo sanitario sui presunti effetti del vino. Occorre educare al bere consapevole e di qualità; è un problema di misura: come in ogni cosa bisogna contrastare l’eccesso distinguendo uso da abuso”.
Dalla voce di Barbara Ferro, amministratrice delegata di Veronafiere, arriva la testimonianza di un successo consolidato: “La formula doppia di Vinitaly (B2B) e Vinitaly and The City (per il grande pubblico) si è rivelata vincente. Lo dimostrano i numeri: 50.000 biglietti venduti e 500 espositori nell’ultima edizione”. Il modello veronese sarà presto esportato anche in Cina, con un evento a Shanghai.
La prospettiva della ricerca è affidata a Franco Meggio, professore associato dell’Università di Padova: “Il clima non è più un fattore statico: cambiano condizioni anche più volte l’anno. La produzione vinicola deve adattarsi, non solo attraverso l’irrigazione o la scelta dei vitigni, ma ripensando l’intero equilibrio tra sostenibilità e redditività. Un settore su cui puntare il faro della ricerca è la tesaurizzazione dell’acqua e dell’umidità, dea accumulare nei momenti di eccesso e rilasciare gradualmente nei periodi di siccità”.
Il padrone di casa, Salvatore Vignola, chiude il forum guardando al futuro: “La sfida è passare da processi chimici a processi fisici per migliorare la conservazione e la qualità del vino”. Presentate due innovazioni targate Vinext: un metodo per eliminare l’ossigeno in lavorazione — evitando l’ossidazione — e un polimero “intelligente” capace di trattenere e rilasciare l’umidità del terreno, utile per la viticoltura e il verde pubblico. “Segno che la tecnologia del vino può generare valore per l’intero mondo agricolo”. Vignola conclude: “Questo evento nasce dalla necessità di fare sistema per difendere questo nostro prodotto italiano d’eccellenza. Difendere il vino significa difendere il sistema Italia e la cultura italiana nel mondo”.
Nel video proprio un commento a fine convegno di Salvatore Vignola.
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