Scopri tutti gli eventi
Iniquità fiscale
12.10.2024 - 12:43
Immagine di repertorio
La battaglia tra Davide e Golia si ripete nel panorama economico italiano, dove le piccole e medie imprese (PMI) venete si trovano a fronteggiare un carico fiscale schiacciante rispetto ai colossi del web. Secondo un’analisi dell’associazione CGIA, che rappresenta gli artigiani e i piccoli imprenditori del Nordest, emerge una disparità allarmante: le PMI venete versano annualmente circa 7,6 miliardi di euro in tasse, mentre le 25 multinazionali del settore tecnologico, operanti in Italia, si limitano a 206 milioni di euro. Questo significa che le PMI pagano 37 volte più delle loro controparti globali.
La CGIA sottolinea che, nonostante le dimensioni diverse delle due categorie, la differenza nei contributi fiscali è inaccettabile. La disparità è ulteriormente accentuata dalle pratiche elusive adottate dalle multinazionali, che trasferiscono gran parte dei loro utili in paesi a fiscalità vantaggiosa, riducendo così il contributo al fisco italiano a una cifra irrisoria.
A aggravare la situazione è la tassazione effettiva sulle PMI, che si attesta attorno al 50%, rispetto al 36% delle grandi aziende tecnologiche, secondo i dati dell’Area Studi di Mediobanca. Con l'introduzione della Global Minimum Tax (GMT), prevista per quest'anno, le prospettive di un’equa distribuzione del carico fiscale sembrano deboli. Si stima che il gettito da questa nuova imposta sarà modesto, con entrate previste che non superano i 500 milioni di euro entro il 2033.
In un contesto in cui i giganti della tecnologia hanno la possibilità di spostare i loro utili in paesi con tassazioni più favorevoli, è fondamentale per l'Italia trovare una soluzione che impedisca la fuga di capitali, garantendo al contempo che queste aziende contribuiscano in modo equo al sistema fiscale nazionale.
In questo scenario, non sono solo le multinazionali straniere a beneficiare della fiscalità di vantaggio. Anche alcune grandi aziende italiane hanno trasferito le loro sedi legali all’estero, approfittando delle normative più favorevoli di altri paesi europei, come i Paesi Bassi. Questo ha ulteriormente diminuito la base imponibile delle aziende italiane, penalizzando in particolare le PMI, che non possono permettersi di trasferire la propria attività all’estero.
Infine, un’analisi condotta dalla CGIA rivela che solo nelle regioni del Molise e della Valle d’Aosta le big tech versano in tasse più delle imprese locali. In generale, i colossi digitali, con un fatturato complessivo di 9,3 miliardi di euro, hanno contribuito solo con 206 milioni di euro al fisco italiano, una cifra irrisoria rispetto ai contributi delle PMI lombarde, che pagano 125 volte di più.
In un contesto così sbilanciato, è fondamentale che il governo italiano riveda le politiche fiscali per garantire un trattamento equo e sostenibile per tutte le imprese, specialmente per quelle che rappresentano la spina dorsale dell’economia locale.
Edizione
I più letti
GIVE EMOTIONS SRL | C.F. e P.IVA 04385760287 REA PD-385156 | Reg. Tribunale di Padova n. 2516