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Crisi di settore
28.02.2025 - 18:35
La vetreria Borromini, foto della Fiom-Cgil
La giornata di oggi, 28 febbraio, ha visto una forte mobilitazione nelle Vetrerie Riunite e nella Borromini, due aziende simbolo della crisi industriale che sta affliggendo Colognola ai Colli e, più in generale, il veronese. Lo sciopero congiunto, indetto dalle sigle sindacali Filctem Cgil (per le Vetrerie Riunite), Fiom Cgil (per la Borromini) e altre organizzazioni, ha visto un’adesione pressoché totale tra i lavoratori, che hanno dato vita a un presidio davanti agli stabilimenti per protestare contro le decisioni delle proprietà.
Le due aziende, che fanno capo a fondi di investimento portoghesi, sono al centro di una situazione di crescente difficoltà. La Borromini, produttore di stampi per vetro, ha annunciato la chiusura dell’impianto, con conseguente licenziamento collettivo dei 45 lavoratori. Nel contempo, le Vetrerie Riunite (con 300 dipendenti) ha comunicato la chiusura di uno dei due forni, riducendo così la capacità produttiva. Sebbene non siano stati ufficializzati i dettagli, c’è un forte timore di esuberi.
Lo sciopero di oggi segue un percorso di mobilitazione iniziato già a dicembre scorso, quando la nuova proprietà delle Vetrerie Riunite aveva fallito nel presentare un piano industriale, alimentando le preoccupazioni dei lavoratori per il futuro dello stabilimento di Colognola ai Colli. Gianni Morandini, Segretario generale della Filctem Cgil Verona, ha sottolineato come la comunicazione del 13 febbraio, che parlava dello spegnimento a tempo indeterminato di uno dei forni, abbia aumentato i dubbi sul destino della fabbrica, ipotizzando un ridimensionamento o addirittura un progressivo spegnimento dell’impianto.
Anche Martino Braccioforte, Segretario generale della Fiom Cgil Verona, ha espresso preoccupazione per le azioni dei fondi Teak Capital e Tangor Capital, che sembrano puntare alla dismissione delle attività produttive e al licenziamento dei lavoratori, nonostante l’ingente somma di 47 milioni di euro di finanziamenti pubblici ricevuti. Braccioforte ha chiesto l'intervento delle istituzioni per fermare questa deriva, sottolineando come la decisione delle proprietà stia danneggiando un’intera comunità, che ha visto la propria economia dipendere per decenni da queste realtà industriali.
Inoltre, lo sciopero è stato organizzato in concomitanza con quello dell’industria metalmeccanica per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), a testimonianza di una lotta unitaria che coinvolge tutta l’industria veronese. L'adesione alle proteste è stata massiccia, con lavoratori di numerose aziende locali che hanno voluto far sentire la propria voce contro la chiusura di impianti e il licenziamento di migliaia di dipendenti. La Cgil, infatti, sta chiedendo anche la revoca delle procedure di licenziamento nelle aziende della zona, come la Breviagri e la Georg Fischer, oltre alla regolarizzazione dei salari che spesso risultano in arretrato.
La situazione di forte instabilità non riguarda solo le aziende in crisi diretta, ma si estende anche al settore della logistica, come sottolineato da Alessandro Poles, Segretario Generale della Filt Cgil Verona, che ha denunciato le difficili condizioni di lavoro per i dipendenti delle aziende in appalto.
Infine, Francesca Tornieri, Segretaria generale della Cgil Verona, ha commentato come le crisi industriali siano la conseguenza di un modello economico che privilegia la massimizzazione dei profitti a livello globale a discapito della sostenibilità del territorio e dei suoi lavoratori. Secondo Tornieri, l’approccio delle istituzioni alla globalizzazione è stato inadeguato, senza politiche industriali efficaci, rendendo il territorio vulnerabile agli attacchi dei fondi speculativi.
L’appello delle sigle sindacali è chiaro: fermare le chiusure, garantire i diritti dei lavoratori e ripensare a un sistema industriale che metta al centro la dignità e la sostenibilità del lavoro. La lotta continua, con la speranza che le istituzioni rispondano concretamente alla crisi in corso.
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