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Economia
20.07.2025 - 11:40
Armando Sartori - Presidente Confartigianato Marca Trevigiana
Nella Marca Trevigiana, il settore manifatturiero genera un valore aggiunto pro capite di 10.338 euro, posizionando la provincia al secondo posto in Veneto e all'ottavo in Italia, decisamente superiore alla media nazionale di 5.210 euro per abitante – praticamente la metà. Nonostante ciò, una serie di fattori recessivi sta ponendo a rischio questo eccellente primato produttivo. Armando Sartori, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, ha lanciato l’allarme: "Attenzione, lo spettro dei dazi USA va ad aggiungersi a un mix velenoso di fattori recessivi per la nostra manifattura, la più grande nell’Unione Europea per occupati nelle micro e piccole imprese." L’analisi approfondita della situazione realizzata dall’Associazione evidenzia come le tensioni geopolitiche abbiano causato una volatilità significativa nei prezzi dell'energia. Nei primi sei mesi del 2025, i costi dell'energia elettrica e del gas sono risultati superiori del 52,7% rispetto alla media del 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica. Inoltre, una stretta creditizia di portata storica nell’Unione monetaria europea ha contribuito a ridurre sia la domanda interna che quella estera di beni di investimento, comprese macchine e impianti industriali. Nel 2024, in Veneto, i tassi d'interesse per le piccole imprese hanno toccato l'8,93%, un divario del 2,84% rispetto a quelli per medie e grandi aziende con un equivalente tasso del 6,09%. In aggiunta, la crisi nel settore dell'automobile ha avuto effetti destabilizzanti lungo l'intera catena delle imprese meccaniche, con la Germania che chiude il 2024 con un significativo decremento della domanda per i prodotti made in Treviso pari a meno 8,9%, ovvero una perdita di 202.376.338 euro. Anche la moda trevigiana attraversa una fase di crisi strutturale, evidenziata nel 2024 da una contrazione delle esportazioni per i tessuti (meno 5,7%), abbigliamento (meno 8,8%) e articoli in pelle (meno 12,7%). La produzione nel 2025 rimane un terzo al di sotto dei livelli del 2019, pre-pandemia. Il presidente Sartori offre uno spiraglio di ottimismo: "Nella prima parte del 2025 si è registrata una piccola ripresa", sebbene attenuata dalla svalutazione del dollaro del 11,2% tra gennaio e giugno 2025 e dall’incertezza sui dazi statunitensi. "Come categoria abbiamo bisogno di strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione e investimenti infrastrutturali ed energetici che rafforzino la resilienza del nostro sistema produttivo. I nostri imprenditori hanno dimostrato di saper affrontare le sfide globali con qualità, flessibilità e radicamento nei territori. Ora serve una visione strategica che le accompagni e le tuteli in questa nuova fase di incertezza. È una responsabilità dell’Unione europea e del Governo italiano."
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