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Economia
18.09.2025 - 14:02
Carron (Confindustria VE)
Il manifatturiero del Veneto orientale continua a marciare a passo ridotto. Dopo un primo trimestre incerto, anche tra aprile e giugno il comparto ha registrato un calo della produzione industriale dello 0,7% su base annua, che porta il bilancio semestrale al -0,5% rispetto al 2024. Segnali positivi arrivano però sul fronte degli ordini (+0,5%) e dalla domanda interna (+2,3%), a compensare almeno in parte la frenata dell’export e il quadro internazionale instabile.
I dati emergono dall’ultima indagine congiunturale di Confindustria Veneto Est realizzata in collaborazione con Fondazione Nord Est, che ha coinvolto un campione di 757 imprese manifatturiere e dei servizi attive nelle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
A trainare la domanda è soprattutto il mercato nazionale, che beneficia di un’inflazione sotto controllo e contribuisce in modo significativo alla tenuta del fatturato. Al contrario, le vendite sui mercati esteri faticano a decollare: segno negativo per l’area UE (-2,2%) e sostanziale stallo fuori dall’Europa (-0,1%). I nuovi dazi statunitensi al 15% e l’effetto della svalutazione del dollaro complicano ulteriormente la situazione per le imprese esportatrici.
Il clima di fiducia si mantiene stabile, ma sotto la superficie affiorano segnali contrastanti: il 61,3% delle aziende prevede stabilità produttiva nel secondo semestre, mentre solo il 20,2% si aspetta una crescita. In compenso, l’occupazione continua a salire (+0,5%) e il 38% delle imprese stima nuove assunzioni entro fine anno.
Le pressioni sui costi non si allentano: un terzo delle aziende segnala un nuovo aumento dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, si registra una netta riduzione delle tensioni sul credito, con solo il 9,7% delle imprese che lamenta un costo del denaro in crescita, contro il 25,5% di un anno fa. Migliora anche la situazione della liquidità aziendale, pur restando sotto osservazione per il 15% degli intervistati.
In un contesto ancora segnato da incertezza, il 58,6% delle imprese mantiene stabili i propri investimenti, mentre il 16% prevede un’espansione. Dato in lieve crescita rispetto al semestre precedente, ma che conferma una cautela diffusa.
A fronte di una resilienza che si va assottigliando, la presidente di Confindustria Veneto Est Paola Carron lancia un appello chiaro: «Le nostre imprese stanno dimostrando grande capacità di adattamento, ma l'adattamento da solo non è una strategia. Serve un deciso cambio di passo. Il costo dell’energia resta insostenibile, i dazi penalizzano l’export e la competizione globale impone nuove regole del gioco».
Carron guarda al prossimo cantiere della legge di Bilancio come un’occasione da non sprecare: «Servono misure strutturali per rendere gli incentivi più accessibili e stabili, rilanciare gli investimenti, ridurre i costi energetici e potenziare la produttività. È necessario mobilitare il risparmio privato verso il sistema produttivo. Dobbiamo puntare a una crescita stabile del 2% nel triennio».
Ma è sull’Europa che arriva il monito più deciso: «L’Unione deve scegliere se competere o rassegnarsi al declino. Le esitazioni di Bruxelles ci stanno presentando un conto salato. Occorre un piano industriale straordinario, che vada oltre la difesa, e che rilanci l’integrazione del mercato unico, gli investimenti comuni e la competitività».
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