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Alberto Stefani, il volto nuovo del Veneto: chi è il più giovane presidente di Regione d’Italia

Il leghista classe 1992 conquista Palazzo Balbi e raccoglie l’eredità di Luca Zaia

Alberto Stefani, il volto nuovo del Veneto: chi è il più giovane presidente di Regione d’Italia

Alberto Stefani

A 33 anni appena compiuti, Alberto Stefani entra nella storia politica italiana diventando il più giovane presidente di Regione in carica. La sua vittoria alle elezioni del 23 e 24 novembre 2025 segna un passaggio generazionale nel centrodestra veneto e chiude l’era targata Luca Zaia, che ha guidato il Veneto per tre mandati consecutivi.

L’enfant prodige del Carroccio, vicesegretario federale della Lega, si è imposto con un largo margine sul candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, confermando i pronostici maturati nelle settimane di campagna elettorale.

Le origini e la formazione: dall’Alta Padovana all’università di Padova

Nato nel 1992 a Camposampiero e cresciuto a Borgoricco, Stefani ha compiuto l’intero percorso accademico all’Università di Padova, dove si è laureato in Giurisprudenza con 110 e lode. Ha proseguito poi l’attività di ricerca in ambito giuridico, pubblicando studi sul diritto canonico ed ecclesiastico.

L’iscrizione alla Lega e i primi passi nella politica locale

La passione politica scatta presto: a 15 anni si iscrive alla Lega, raccontando di essere stato “folgorato dal federalismo”. A 20 diventa consigliere comunale, poi responsabile provinciale e regionale dei giovani del partito.

Il primo grande salto arriva nel 2018, quando – a soli 25 anni – entra alla Camera come il più giovane deputato mai eletto nelle liste leghiste. L’anno successivo viene scelto come sindaco di Borgoricco, ruolo per il quale rinuncia all’indennità. Nel 2022 ottiene la riconferma a Montecitorio.

Gli incarichi nazionali e l’ascesa nel Carroccio

Negli anni romani si dedica a temi sociali: tutela degli anziani, diritti dei caregiver, contrasto alla violenza su donne e minori e al disagio giovanile.
Dal 2023 è segretario regionale della Liga Veneta, sostenuto da Matteo Salvini.
Dall’agosto dello stesso anno presiede la Commissione parlamentare per il federalismo fiscale, mentre il 12 settembre 2024 diventa vicesegretario federale della Lega.

Ha inoltre creato “Veneto Domani”, la prima scuola di formazione politica del movimento.

La candidatura a governatore: la “squadra” e il programma

La corsa alla presidenza viene ufficializzata lo scorso 8 ottobre: Stefani diventa il candidato unitario del centrodestra, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati, Udc, Civici per Stefani e Liga Veneta Repubblica.

«Per me è l’onore più grande», aveva dichiarato. «La nostra priorità saranno i bisogni delle persone, al di là delle logiche politiche».

Il suo programma si muove sulla scia del modello Zaia:

  • sanità come cardine del welfare regionale,

  • attenzione al lavoro e alla sburocratizzazione con un tavolo dedicato,

  • focus sul sociale, con l’impegno a istituire un assessorato autonomo,

  • politiche per giovani e anziani, le due fasce più fragili della popolazione.

La vittoria e il passaggio di consegne con Zaia

Cinque candidati e sedici liste in corsa: una competizione affollata, che però si è presto trasformata in un duello tra Stefani e Manildo. Lo scrutinio non ha lasciato dubbi: il candidato del centrodestra ha ottenuto una vittoria netta, diventando il successore ufficiale di Luca Zaia.

Passioni, radici e un’idea di politica “mite”

Cattolico, cresciuto nell’Azione Cattolica, Stefani ama ricordare il nonno Aldo, operaio e “orgogliosamente comunista”: un richiamo alle sue radici popolari.

Appassionato di letteratura, arte e pittura, ex pallavolista e tifoso del Milan, ha più volte spiegato la filosofia che guida il suo modo di fare politica: «Credo nel confronto leale tra idee. Non cerco nemici da abbattere, ma avversari con cui dialogare».

Con l’insediamento a Palazzo Balbi, Stefani porta in Regione un mix di giovinezza, disciplina e ambizione. La sfida ora è trasformare un percorso fulmineo in una stagione di governo capace di lasciare un segno nel futuro del Veneto.

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