Treviso, il capogruppo di Azione – Italia Viva Nicolò Rocco: “Perché ho detto sì a Calenda? Oggi il Pd guarda a una sinistra più identitaria”
Il primo a sbattere la porta del Partito democratico, a un mese dalla consultazione politica nazionale del 25 settembre, era stato l’ex vicesindaco ed ex segretario provinciale Roberto Grigoletto. Tre mesi dopo anche Nicolò Rocco ha salutato i dem, di cui è stato segretario regionale giovanile oltre che componente della segreteria provinciale. A lui Carlo Calenda e Ettore Rosato hanno affidato il ruolo di capogruppo di Azione – Italia Viva in consiglio comunale e con lui siedono Fabio Pezzato e lo stesso Grigoletto. Azzoppando di fatto il Pd. Rocco, perché ha abbandonato il Partito democratico? “Mi sono iscritto quando è nato e si ispirava a Obama, credendo nella capacità di dialogo fra partite Iva, lavoratore dipendente e imprenditore. Complice il ritorno al proporzionale, oggi quel partito guarda a una sinistra più identitaria e dialoga con i 5 Stelle. In campagna elettorale il segretario Letta ha diviso il mondo fra sostenitori di Berlinguer e di Almirante. E quelli che invece votavano Dc, Psi, Pli e Pri? E le nuove generazioni nate dopo la caduta del Muro di Berlino?”. Significa che si sente maggiormente rappresentato da Azione e Italia Viva? “C’è un modo di affrontare temi e problemi simile a quello che trovo tutti i giorni nel mondo del lavoro. Sono partner di una piccola società di consulenza che accompagna le imprese alla sostenibilità, ambito nel quale ogni scelta ha dei pro e dei contro, perché non esistono provvedimenti giusti in senso assoluto e ogni decisione porta con sé qualcosa di positivo e di negativo”. Nell’ultima seduta del consiglio comunale, la prima per il vostro neonato gruppo, avete appoggiato alcuni provvedimenti della maggioranza. C’è un’asse tra voi e Conte? “Durante la pandemia abbiamo fatto un patto istituzionale fra consiglieri di maggioranza e opposizione. Serviva una comunità coesa e abbiamo offerto collaborazione al sindaco. Oggi stiamo provando a lasciarci alle spalle le ferite del Covid ed è giusto che ognuno proponga la sua visione di città e con Conte e la sua maggioranza non c’è un’asse ma un confronto. Noi proponiamo di potenziare gli psicologici nelle scuole e nei quartieri, di mettere più rastrelliere per le biciclette, di dare incentivi ai giovani che vogliono andare a vivere in affitto, di prevedere più soldi per la progettazione europea… Ecco, se la maggioranza accoglie le nostre proposte siamo contenti, altrimenti continueremo a presentarle perché crediamo siano giuste”. Cosa farete alle amministrative? “Saranno gli iscritti e i dirigenti a esprimersi sia sul candidato che sulle proposte per la città. Il messaggio che Calenda ha lanciato a Treviso non era l’annuncio di un’alleanza con Mario Conte, ma un invito a decidere chi appoggiare sulla base della possibilità di realizzare un programma innovativo, uscendo dalla logica che sia una tessera in tasca a decidere la qualità di una persona e di un amministratore. Credo comunque che chi alle politiche ha votato Terzo Polo si aspetti che venga espresso un candidato, magari una figura che coniughi spessore professionale, conoscenza della città e cultura dell’amministrazione”. Sono circolati molti nomi, in tanti hanno sgomberato il campo chiamandosi fuori… “Prima di decidere chi appoggiare, come cittadino di Treviso vorrei che fosse data risposta a questa domanda: come si fa a impedire che i trentenni lascino la città per andare a vivere a Londra o a Milano?”. Quindi? “Prima il programma dei nomi”. (s.s.)
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