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EMERGENZA CASA. ROVIGO 1/2

Rovigo. Locanda della Casa: accoglienza e rinascita sociale a Rovigo

Mauro Rossin illustra il nuovo percorso di sostegno per chi vive difficoltà quotidiane

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Nel cuore di Rovigo, la Locanda della Casa si erge come simbolo di una nuova visione dell’accoglienza sociale. Inaugurata a fine agosto 2023, questa struttura nasce dall’esigenza di dare continuità al servizio offerto dai frati cappuccini. Mauro Rossin, responsabile della Locanda e operatore del centro di ascolto della Caritas, ci guida alla scoperta di un approccio che va ben oltre il fornire un pasto: qui ogni incontro è un’opportunità per ascoltare, comprendere e supportare chi vive situazioni di disagio abitativo e sociale. Attraverso un impegno quotidiano, operatori e volontari trasformano il momento del pranzo in un'occasione di incontro umano e di rinascita, offrendo non solo un pasto caldo, ma anche un sostegno concreto per chi fatica a reintegrarsi nel mondo del lavoro e a superare le difficoltà quotidiane.

Com'è nata l’iniziativa della Locanda della Casa e quale ruolo riveste nel contesto del centro di ascolto della Caritas?

"Mi occupo del centro di ascolto della Caritas di Rovigo e sono anche il referente della Locanda della Casa, aperta a fine agosto 2023. In sostanza, la nostra iniziativa ha preso il posto della mensa precedentemente gestita dai frati cappuccini. Quando quella mensa è stata chiusa, abbiamo accolto le persone che vi si erano affezionate, garantendo loro continuità di servizio e un approccio personale e integrato".

Qual è l’impatto che questa nuova realtà ha avuto sul territorio e sulla vita dei frequentatori?

"Attualmente, ogni giorno ospitiamo tra le 35 e le 40 persone, un numero superiore rispetto ai circa 15 che frequentavano la mensa dei frati. Il cambiamento d’ambiente ha generato un passaparola positivo e ci ha permesso di instaurare un vero percorso di accompagnamento sociale. Durante il pranzo, ad esempio, non ci limitiamo a offrire un pasto, ma cerchiamo di conoscere ogni persona, chiedendo nome, cognome e le motivazioni che li spingono ad accedere al servizio. Questo contatto diretto ci consente di individuare situazioni di disagio che, altrimenti, potrebbero rimanere nascoste in un contesto anonimo".

Oltre al servizio di pranzo, quali altre attività vengono svolte per rafforzare il legame con gli ospiti?

"La Locanda non si limita al solo aspetto alimentare. Organizziamo diverse iniziative che vanno dalla partecipazione a uscite, come quella realizzata recentemente con l’Uisp di Rovigo e il gruppo Camminata Nordica Granzette, fino a corsi di lingua italiana e assistenza nella compilazione dei moduli per il centro per l’impiego. Queste attività sono fondamentali per instaurare un rapporto di fiducia e per camminare insieme verso il miglioramento della condizione personale e sociale degli ospiti".

Il disagio abitativo assume molteplici forme. Può spiegarci come si declinano le diverse situazioni di bisogno che riscontra nel suo lavoro?

"Certamente. Il termine 'disagio abitativo' copre diverse realtà. Da un lato, vi sono le persone che dormono in strada, circa una decina a Rovigo; il centro d’ascolto del Comune gestisce una casa solidale e un’unità mobile per questi casi. Inoltre, vi sono coloro che si rifugiano nell’asilo notturno Casa Solidale dove, a seconda del periodo dell’anno, si accoglie una decina o poco più di persone, garantendo loro un riparo temporaneo che altrimenti lascerebbe la strada come unica soluzione. Un’altra categoria comprende coloro che, pur avendo un alloggio, vivono in condizioni di grande precarietà, dove difficoltà economiche come il pagamento delle bollette rendono difficile mantenere una casa dignitosa. Infine vi sono persone che, pur possedendo un’abitazione, provengono da percorsi di difficoltà sociale, quali disoccupazione, dipendenza o fragilità psichica, e che continuano a cercare sostegno frequentando i servizi, tra cui la mensa della Locanda".

Dal suo lungo percorso nel settore, quali cambiamenti ha notato nel tempo riguardo alle esigenze delle persone e al mercato del lavoro?

"L’esperienza maturata nel centro di ascolto dal 2013 mi ha permesso di osservare una costante presenza del disagio abitativo, senza segni di diminuzione significativa. Il problema oggi non è tanto un aumento della povertà, quanto la difficoltà ad accedere agli strumenti essenziali per reinserirsi nel mondo del lavoro. Per esempio, la ricerca di un impiego ora richiede competenze tecnologiche, come l’uso dello smartphone o la gestione della posta elettronica, abilità che non tutti possiedono o possono permettersi. Per questo motivo, il nostro approccio non si limita al cibo, ma include anche supporto formativo e pratico per superare queste barriere".

Giacomo Capovilla

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