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Sfruttamento del lavoro
14.06.2024 - 14:50
Un cittadino marocchino di 40 anni, residente ad Arcole, e una donna italiana di 42 anni di Sona sono stati arrestati ieri mattina, 13 giugno, dai carabinieri di Legnago e dall'ispettorato del lavoro di Verona. L’uomo è stato condotto presso il carcere di Montorio, mentre la donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Entrambi sono gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro.
Le indagini sono iniziate nel novembre 2022, dopo una denuncia presentata da un cittadino marocchino ai carabinieri di Cerea. L'uomo ha infatti dichiarato che il proprio impiego in ambito agricolo, insieme a quello di altri connazionali, era stato sfruttato da un connazionale marocchino. Quest’ultimo gli avrebbe fornito un furgone con cui trasportare altri lavoratori stranieri, molti dei quali senza permesso di soggiorno. Dopo mesi di intense investigazioni, i carabinieri sono riusciti a provare quanto denunciato, ricostruendo dettagliatamente le attività di caporalato condotte da un’organizzazione ben strutturata, con ruoli chiaramente delineati.
Nell'associazione criminale avrebbero avuto un ruolo chiave il cittadino marocchino di 40 anni e la donna di 42 anni arrestati. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'uomo era il titolare di una piccola azienda, responsabile di raccogliere gli ordini da parte di imprese avicole, industriali e agricole. La 42enne collaborava con lui nella selezione degli operai da inviare sui luoghi di lavoro. Inoltre, il 40enne veniva assistito dai cosiddetti caporali, suoi connazionali, perfettamente consapevoli che gli operai fossero clandestini privi di contratto e coperture assicurative. I caporali si occupavano di controllare e pagare gli operai nonché di raccogliere le loro lamentele, ma, pur facendo parte dell'organizzazione, anch'essi subivano un trattamento simile a quello dei lavoratori sfruttati.
Dalle indagini è emerso uno sconcertante quadro di sfruttamento lavorativo di persone deboli e in gravi difficoltà economiche e sociali, da cui l'azienda gestita dal 40enne traeva significativi profitti. I lavoratori sfruttati erano circa 50. I caporali li prelevavano con i furgoni intorno alle 3 o alle 4 del mattino lungo le strade o nelle piazzole delle aree di servizio, a Legnago, Cerea, Roverchiara, San Bonifacio, Arcole e Bovolone. Venivano poi portati in luoghi spesso malsani, dove, per il loro lavoro, guadagnavano pochi euro all'ora. Gli sfruttati, clandestini, erano costretti a dormire in abitazioni fatiscenti o in casolari abbandonati della Bassa Veronese, spesso occupati abusivamente. I pagamenti avvenivano in contanti, settimanalmente, e talvolta erano inferiori a quanto inizialmente pattuito.
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