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In Veneto 2 punti su 11 campionati oltre i limiti di legge, osservato speciale è la foce del fiume Adige

Presentati i dati sul monitoraggio delle acque della costa veneta

In Veneto 2 punti su 11 campionati oltre i limiti di legge, osservato speciale è la foce del fiume Adige

Campionamento

Presentati da Goletta Verde di Legambiente i risultati del monitoraggio delle acque delle coste del Veneto: su 11 punti campionati 2 sono risultati essere oltre i limiti di legge. Si tratta del punto presso la foce del fiume Adige tra i comuni di Chioggia (Venezia) e Rosolina (Rovigo), e la spiaggia a destra della foce del Po delle Tolle in località Barricata nel comune di Porto Tolle (Rovigo).

Sono stati presentati i dati sulla qualità delle acque delle coste venete. L’attività di prelievo e campionamento è stata svolta nello scorso 16 luglio, quando sono stati monitorati 11 punti lungo la costa veneta. Di questi 11 punti 4 sono stati campionati in mare e 7 in corrispondenza di foci di fiumi e canali.

I due punti oltre i limiti di legge sono stati giudicati “fortemente inquinati”. I risultati del monitoraggio di Goletta Verde in Veneto peggiorano rispetto agli ultimi due anni quando tutti i punti campionati erano risultati a norma. A far emergere un quadro diverso molto probabilmente sono state le differenti condizioni meteo: nel 2022 e nel 2023 il periodo precedente ai campionamenti è stato caratterizzato dalla siccità mentre quest’anno, al contrario, si sono registrate forti piogge.

Osservato speciale: l’osservato speciale da Goletta Verde in Veneto è il punto di prelievo presso la foce del fiume Adige, tra Chioggia (Ve) e Rosolina (Ro). Gli “osservati speciali”, novità di quest’anno, sono quei punti storicamente critici per i quali Legambiente ha deciso di ripetere i prelievi anche nei mesi che precedono il passaggio della campagna, a supporto della fotografia scattata nei mesi estivi. Il punto attenzionato viene campionato dal 2010 e ha mostrato diverse volte superamenti anche molto importanti dei limiti di legge. Negli ultimi 2 anni (2022 e 2023) era risultato nei limiti di legge, probabilmente a causa della siccità che ha colpito l'area; con l'aumento delle piogge e degli eventi estremi degli ultimi mesi, si è invece evidenziata nuovamente una situazione di criticità. Infatti, anche nel campionamento di maggio effettuato nell'ambito del progetto Operazione fiumi, i risultati ottenuti sono molto al di sopra dei limiti di legge.

“La foce dell’Adige è per noi una spia che lampeggia da tanti anni, come abbiamo più volte denunciato, ma ora è arrivato il momento di agire. Il punto campionato alla foce del fiume Adige tra Chioggia e Rosolina, per quanto riguarda gli enterococchi, è risultato fortemente inquinato, con parametri dalle 3 alle 4 volte superiori a quelli consentiti il commento di Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto. Ci preoccupa anche lo stato morfologico dell’Adige, come ribadito pochi mesi fa nell’ambito di Operazioni Fiumi, perché questo corso d’acqua ha scarsa capacità di assorbire e far defluire le acque in caso di piena. Oltretutto abbiamo osservato che, in caso di forti piogge, gli impianti di depurazione entrano sotto stress e non riescono a svolgere a pieno la loro funzione di depurazione delle acque reflue e degli scarichi industriali. E se il fiume esonda, è bene ricordarlo, queste acque contaminate da batteri fecali, pfas, pesticidi e altri inquinanti, finiscono nelle nostre strade, case, campi, orti e giardini”.

“Con l’arrivo di Goletta Verde anche in Veneto abbiamo la possibilità di informare cittadini e cittadine sulla qualità delle acque della costa. La forza della campagna di Legambiente risiede anche nel dato storico: il monitoraggio va avanti da tanti anni e si ha l’opportunità di confrontare dati odierni con quelli degli anni passati. Infatti, mutando le condizioni meteo nel periodo del monitoraggio, sono cambiati anche i risultati. Due punti oltre i limiti di legge devono essere un campanello d’allarme per chi è deputato al controllo e alla gestione della filiera della depurazione e della rete fognaria. Bisogna aumentare i controlli e, soprattutto, sfruttare i ben 22 interventi ammessi a finanziamento dal PNRR proprio per migliorare la depurazione delle acque reflue ed efficientare la rete fognaria”, dichiara Martina Palmisano, portavoce di Goletta Verde. 

Mucillagine in Alto Adriatico: il peso di agro-zootecnìa sulla salute dei mari. Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emilia-Romagna, Veneto al Friuli Venezia Giulia, sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone. Che cosa è? Si tratta della mucillagine prodotta dalle microalghe che emerge in superfice dai fondali marini. Da cosa deriva il fenomeno? Iniziamo col dire, sgombrando il campo da facili allarmismi, che si tratta di un fenomeno naturale e che non ha nessuna conseguenza per la salute pubblica. È diventato imponente negli ultimi tempi – non si notava da decenni – a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico. Come si chiama questo processo? Questo fenomeno si chiama eutrofizzazione: se troppo nutrite, le microalghe acquatiche crescono in modo eccessivo producendo grandi quantità di biomassa che, decomponendosi, rende l’ambiente inospitale per pesci e molluschi. A cosa è dovuto questo eccesso di nutrienti?  I nutrienti, come azoto e fosforo, sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini. Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po hanno di fatti dilavato i terreni agricoli di queste sostanze arrivate in Adriatico attraverso il fiume Po. Il peso dell’agro-zootecnia sul mare Adriatico? Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ISTAT, le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia. Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e le università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno.

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