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GUERRA AI DIRITTI

Il Governo vieta la "Teoria gender", la commissione Cultura della Camera ha approvato la risoluzione Sasso

Per la prima volta l'immaginaria "ideologia gender" viene utilizzata in documenti istituzionali della Repubblica.

Rossano Sasso interviene in Parlamento

Rossano Sasso interviene in Parlamento

La Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati ha recentemente approvato una risoluzione presentata da Rossano Sasso, deputato della Lega, che chiede al Governo italiano di escludere l’insegnamento di contenuti legati alla cosiddetta “ideologia gender” nelle scuole. La risoluzione, fortemente voluta dalla destra, è passata nonostante il respingimento delle proposte alternative avanzate dalle deputate del Partito Democratico (PD) e del Movimento 5 Stelle (M5S).

Questo è il primo documento ufficiale del Parlamento italiano che fa uso del termine “ideologia gender”, un concetto che molti ritengono inesistente, se non nella narrativa di propaganda della destra conservatrice. Il termine, infatti, non trova riscontro in alcuna teoria scientifica o accademica ma è spesso utilizzato per opporsi a discussioni sull’identità di genere e sui diritti delle persone LGBTQIA+.

Un clima politico ostile alle persone LGBTQIA+

L’approvazione della risoluzione si inserisce in un contesto politico caratterizzato da un crescente antagonismo verso la comunità LGBTQIA+. Questo clima ostile è stato alimentato anche dalla proposta di legge della deputata leghista Ravetto, presentata a maggio, che mira a vietare l’inclusione di discussioni sulle cosiddette “teorie gender” nell’educazione scolastica italiana. L’iniziativa rappresenta una svolta illiberale che molti osservatori vedono come un avvicinamento dell’Italia a politiche adottate da Paesi come Russia, Bulgaria e Ungheria, noti per le loro posizioni restrittive sui diritti LGBTQIA+.

Un altro esempio di questo approccio è l’attacco rivolto dalla destra al progetto europeo DragTivism Jr, finanziato dal programma Erasmus+, che utilizza l’arte drag per promuovere inclusione e uguaglianza. Progetti di questo tipo sono sempre più nel mirino dei partiti conservatori, che li considerano una minaccia ai “valori tradizionali” (Chissà a quali si riferiscono).

La reazione delle opposizioni

La risoluzione ha suscitato reazioni fortemente critiche dalle opposizioni. Alessandro Zan, eurodeputato del PD e noto attivista per i diritti LGBTQIA+, ha definito l’atto “grave e strumentale” e ha accusato la destra di minare i valori europei. “Questa risoluzione è un chiaro attacco ai diritti fondamentali, una destra che sventola la fantomatica ‘ideologia gender’ per giustificare politiche illiberali”, ha dichiarato Zan. In una mossa concreta, ha annunciato di aver presentato un’interrogazione scritta al Parlamento Europeo, chiedendo alla Commissione Europea di intervenire contro quella che ha definito una “deriva pericolosa”.

Più ironica, ma non meno critica, è stata la deputata veneta Rachele Scarpa (PD), che ha pubblicato un video in cui ironizza sulla ricerca del famigerato quanto inesistente “gender” ovunque, evidenziando la natura priva di fondamento della mozione Sasso.

Un percorso legislativo incerto

L’approvazione della risoluzione di Sasso, insieme alla proposta di legge Ravetto, segna l’inizio di un potenziale percorso legislativo che potrebbe portare alla creazione di una legge esplicitamente anti-LGBTQIA+ in Italia. Tuttavia, questo processo potrebbe scontrarsi con le posizioni più moderate e liberali di Forza Italia, che finora ha espresso supporto per i diritti LGBTQIA+ attraverso dichiarazioni, sebbene non accompagnate da azioni concrete. In questo senso, il ruolo di Marina Berlusconi, leader emergente di Forza Italia, sarà cruciale nel determinare la direzione futura del partito su questi temi.

Il futuro dei diritti LGBTQIA+ in Italia

L’approvazione della risoluzione e il clima politico attuale sollevano molte domande sul futuro dei diritti LGBTQIA+ in Italia. Se da un lato le opposizioni continuano a lottare per difendere i diritti civili, dall’altro la maggioranza di destra sembra determinata a limitare ogni forma di educazione e discussione sulle questioni di genere, seguendo l’esempio di Paesi che hanno adottato politiche sempre più restrittive su questi temi. La battaglia, dunque, è ancora lontana dall’essere conclusa.

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