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Caso Open Arms

Perché Salvini rischia sei anni di carcere

Caso Open Arms: la procura di Palermo chiede sei anni di carcere per Matteo Salvini. Ecco tutti i fatti (e le strategie) del capo della Lega

matteo salvini

L'attuale vicepremier Salvini

La procura di Palermo ha chiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e segretario della Lega, accusato di sequestro di persona plurimo, omissione e rifiuto di atti d’ufficio in relazione al blocco della nave dell’ong spagnola Open Arms nell’agosto 2019. La vicenda riguarda il diniego di sbarco imposto alla nave che aveva soccorso 147 migranti nel Mediterraneo, impedendo l’approdo nel porto di Lampedusa per 19 giorni.

La posizione della procura

Nella requisitoria finale, i pubblici ministeri di Palermo, Marzia Sabella, Calogero Ferrara e Giorgia Righi, hanno ricostruito gli eventi dal 1° al 21 agosto 2019, sottolineando come la condotta di Salvini abbia violato fondamentali diritti umani. “I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini”, hanno dichiarato i pm, contestando l’argomento della difesa della patria invocato dall’ex ministro dell’Interno. Secondo l’accusa, l’aver impedito lo sbarco della nave Open Arms, nonostante il soccorso fosse avvenuto in condizioni di estrema gravità, rappresenta un “iter criminoso”, poiché la protezione della vita in mare prevale sulle norme di controllo dei confini.

La difesa di Salvini

Subito dopo la richiesta della procura, Salvini ha diffuso sui suoi profili social un video di quattro minuti in cui difende la sua azione come legittima e necessaria per la difesa dei confini nazionali. «Sono a processo perché in parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato», ha dichiarato Salvini nel video, che appare come una risposta alle accuse e al contempo come parte della sua strategia comunicativa. Citando l’articolo 52 della Costituzione, che sancisce il dovere di difendere la patria, Salvini ha ribadito la retorica della protezione contro l’immigrazione irregolare, definendo i migranti “clandestini”.

Questo messaggio, accompagnato da un montaggio video curato e toni enfatici, sembra inserirsi nel più ampio contesto della propaganda politica della destra italiana, che da anni fa dell’immigrazione un tema centrale della sua narrazione. Salvini ha rivendicato di aver ridotto gli arrivi durante il suo mandato, attribuendo a queste politiche una difesa dell’interesse nazionale, e ha concluso il video affermando: «Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani».

Il contesto politico

La vicenda Open Arms si colloca in un periodo particolarmente critico per il governo giallo-verde, formato da Movimento 5 Stelle e Lega. Durante quei giorni di agosto 2019, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, allora leader del Movimento 5 Stelle, aveva apertamente criticato l’azione di Salvini, chiedendo lo sbarco immediato dei minori a bordo e contestando il blocco imposto dal ministro dell’Interno. In effetti, i documenti processuali contengono una corrispondenza tra Conte e Salvini, in cui il premier sottolineava la necessità di garantire un porto sicuro ai migranti, evidenziando la disponibilità di altri paesi europei ad accoglierli.

L'ex Premier Giuseppe Conte

Nonostante la decisione del tribunale amministrativo del Lazio che, il 14 agosto 2019, aveva sospeso il decreto di divieto di ingresso in acque territoriali, Salvini aveva proseguito con il blocco, trovando però l’opposizione dei ministri della Difesa e dei Trasporti dell’epoca, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, che si rifiutarono di firmare il nuovo decreto. La nave fu autorizzata a sbarcare solo dopo l’intervento della procura di Agrigento, che dispose il sequestro preventivo dell’imbarcazione e l’immediato sbarco dei migranti, molti dei quali erano in condizioni critiche.

La dimensione internazionale e le reazioni

Il caso ha suscitato reazioni a livello internazionale e nazionale. Salvini ha ricevuto il sostegno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha elogiato il suo operato, mentre anche il ministro dell’Interno ha espresso solidarietà tramite il canale istituzionale del Viminale. Tra i sostenitori di Salvini, il premier ungherese Viktor Orbán e l’imprenditore Elon Musk, che ha commentato su X (ex Twitter): «Quel pazzo di pubblico ministero dovrebbe essere lui a finire in prigione per sei anni».

Di contro, Valentina Brinis, portavoce di Open Arms (originaria del veneziano), ha espresso soddisfazione per la richiesta dei pm, sottolineando che la denuncia contro Salvini è partita non dall’ong, ma dal tribunale dei ministri di Palermo. Brinis ha inoltre evidenziato come il processo rappresenti un’importante occasione per ristabilire verità su quanto accaduto e ridare dignità alle 147 persone soccorse dalla nave.

Valentina Brinis, portavoce di Open Arms

Il verdetto definitivo è atteso per il 18 ottobre, mentre il 20 settembre le parti civili presenteranno le loro richieste. Il processo continua ad attirare l’attenzione, poiché al centro non vi è solo la questione del controllo delle frontiere, ma il delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e rispetto dei diritti umani.

Propaganda elettorale

L’intervento di Salvini appare coerente con una strategia politica orientata a fare dell’immigrazione un tema cardine della sua campagna elettorale. L’argomento dei “confini da difendere” viene reiterato in ogni occasione, sfruttando una retorica che punta a consolidare il consenso tra l’elettorato più conservatore e nazionalista. In questo contesto, le parole del ministro si concentrano più sull’impatto mediatico e sul mantenimento di una narrazione coerente con la linea politica della destra che sulla tutela delle vite umane, tema centrale nel caso giudiziario.

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