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Referendum Cittadinanza
23.09.2024 - 11:10
Il 4 settembre è stato presentato un quesito referendario volto a ridurre il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. La campagna, denominata “Referendum Cittadinanza”, è promossa da una vasta coalizione di associazioni e forze politiche, tra cui Italiani senza cittadinanza, Conngi, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, Società della Ragione, Rete Studenti Medi, Unione degli Universitari, Dalla Parte giusta della Storia, oltre ai partiti +Europa, Possibile, Partito Socialista, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista. Tra i sostenitori figurano anche personalità di spicco come Luigi Manconi e l’ex Garante dei diritti dei detenuti Mauro Palma. La raccolta firme dovrà concludersi entro il 30 settembre.
L’iniziativa referendaria segue un dibattito acceso all’interno del governo e del Parlamento, avviato nel mese di agosto, quando Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio, aveva rilanciato l’idea dello “ius scholae”, per poi respingere gli emendamenti al disegno di legge Sicurezza proposti dalle opposizioni, tra cui uno che prevedeva la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati dopo dieci anni di scuola in Italia. Il quesito referendario propone una misura meno restrittiva rispetto a “ius soli” e “ius scholae”, lasciando inalterati altri requisiti come la conoscenza della lingua italiana e l’assenza di carichi penali. Numerose associazioni, tra cui Libera, ARCI e Oxfam Italia, hanno espresso il loro sostegno all’iniziativa. Le firme necessarie possono essere raccolte attraverso il sito ufficiale della campagna.
Tra coloro che hanno sostenuto pubblicamente il referendum figura Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico e la più giovane parlamentare attualmente in carica, che ha commentato: “Negli ultimi 30 anni l’Italia è cambiata, ma la legge sulla cittadinanza è rimasta la stessa. Quest’estate la discussione sulla cittadinanza è stata umiliata dalle forze di governo, tra chi la utilizzava per mostrarsi a favore dei diritti e chi imponeva la solita linea di chiusura. Al momento di votare, la destra ha scelto compattamente di fare un passo indietro, tradendo le aspettative di troppe persone che aspettano una riforma”.
Scarpa ha sottolineato come il referendum rappresenti una spinta dal basso per modificare la normativa vigente e come la riduzione del periodo di residenza necessario per la cittadinanza impatterebbe positivamente su oltre due milioni e mezzo di persone che vivono, studiano e lavorano in Italia, contribuendo alla società ma senza poter godere dei diritti civili fondamentali. “Uno studente su nove è nato e cresciuto in Italia, ma risulta straniero in classe. Mettiamo fine a questa ingiustizia”, ha aggiunto.
Il dibattito sulla cittadinanza è stato oggetto di forti tensioni all’interno del panorama politico italiano. Mentre alcuni esponenti della maggioranza hanno paventato la possibilità di riforme, le proposte avanzate dalle opposizioni sono state sistematicamente respinte, lasciando aperta la questione di come garantire diritti adeguati a una popolazione sempre più eterogenea. Il referendum, se avrà successo nella raccolta firme, potrebbe costituire un passaggio fondamentale per avviare un dibattito più ampio e strutturato sulla cittadinanza in Italia.
Le prossime giornate saranno cruciali per capire se il quesito referendario riuscirà a ottenere il sostegno necessario e a diventare uno strumento per dare voce a chi da tempo attende una riforma delle regole di cittadinanza. La scadenza per la raccolta firme è fissata al 30 settembre, e il risultato della campagna potrebbe segnare un punto di svolta nel dibattito politico e sociale del paese.
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