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DIRITTI
04.11.2024 - 13:36
Ahoo Daryaei davanti alla sua Università
Un video ha rapidamente conquistato la rete, suscitando una forte apprensione per il destino di una giovane iraniana. La scorsa settimana, una studentessa dell'Università Azad di Teheran, presso il dipartimento di Scienza e Ricerca, è stata arrestata. La giovane aveva deciso di protestare contro l'obbligo del velo per cui - pare - fosse stata rimproverata, rimanendo in biancheria intima nel cortile dell'ateneo. Da quel momento, non si hanno più notizie di lei, e cresce il timore che possa subire lo stesso trattamento che due anni fa costò la vita a Mahsa Amini. Quest'ultima era stata fermata per non aver indossato il velo in modo conforme e morì in seguito alle percosse della polizia. La sua tragica morte aveva innescato un'ondata di proteste che scosse l'intero Iran, portando alla nascita del movimento 'Donna, Vita, Libertà'.
Secondo quanto riportato da fonti studentesche e citato da Iran International, una giovane studentessa di Teheran, identificata da alcune voci come Ahoo Daryaei, è stata inizialmente ripresa dalle autorità universitarie per aver indossato l'hijab in maniera inappropriata. In segno di protesta, la studentessa ha rimosso i propri indumenti, restando in biancheria intima, con le braccia conserte e i capelli sciolti. Nel video diffuso, la si vede in questa posa, seduta nel cortile mentre gli altri studenti osservano increduli o riprendono la scena con i propri cellulari. Successivamente, la giovane si è incamminata per strada ancora senza vestiti, prima di essere avvicinata da un'automobile da cui sono scesi alcuni uomini che l'hanno forzatamente caricata a bordo per portarla via. Amnesty International, nel richiedere il suo immediato rilascio, ha denunciato "accuse di percosse e violenza sessuale durante l'arresto" e ha sollecitato "indagini indipendenti e imparziali". Anche l'eurodeputato Alessandro Zan ha espresso il proprio supporto alla sua liberazione, affermando: "La comunità internazionale deve esprimere solidarietà e sostegno: la battaglia per la libertà e i diritti non può essere ignorata".
Iran International riporta che, secondo quanto riferito da una rinomata newsletter studentesca su Telegram, una giovane donna sarebbe stata trasferita in un ospedale psichiatrico per ordine dell'intelligence legata ai Guardiani della Rivoluzione. Tale circostanza è stata confermata anche dal giornale Farhikhtegan, affiliato all'Università di Azad, nonché da Amir Mahjoub, direttore delle relazioni pubbliche dell'ateneo, il quale ha dichiarato che la studentessa è affetta da un "grave disagio psicologico". I media statali hanno diffuso un video in cui compare un uomo che si presenta come il marito della donna, sostenendo che ella è madre di due figli e soffre di problemi di salute mentale. Tuttavia, come riportato dal sito in lingua inglese e persiana con sede a Londra, l'opinione pubblica iraniana critica online quella che viene descritta come una strategia del regime per screditare le manifestanti, etichettandole come mentalmente instabili.
Nel ricordo di Mahsa, l'attenzione del mondo intero è rivolta a Teheran. "Monitorerò attentamente la situazione, compresa la risposta delle autorità", ha dichiarato su Twitter Maio Sato, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran. Intanto, sui social media si moltiplicano gli omaggi al "coraggio eroico" della donna, accompagnati da appelli, hashtag e illustrazioni. Tra queste, spicca l'immagine di una giovane con slip a righe e reggiseno lilla, ormai divenuta il nuovo emblema della lotta delle donne iraniane per la libertà.
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