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Sistema sanitario Veneto
16.08.2024 - 10:43
Il sistema sanitario del Veneto è in crisi. La carenza di personale medico e infermieristico è un problema che affligge la regione da tempo, e la recente proposta di legge regionale che prevede un investimento di 150 milioni di euro per incentivare il personale sanitario sembra essere solo un palliativo.
UN'INIEZIONE DI RISORSE: BASTERÀ?
La Regione Veneto ha deciso di stanziare 150 milioni di euro per aumentare gli stipendi del personale sanitario, con l'obiettivo di attrarre e trattenere medici e infermieri nelle strutture pubbliche. Tuttavia, Massimiliano Paglini, segretario regionale della Cisl, avverte che questa misura potrebbe avere un effetto placebo. "Non vorrei che questo provvedimento avesse un effetto placebo. Un’iniezione di risorse non affronta il problema demografico, che da un lato fa mancare la forza lavoro e dall’altra vede invecchiare la società," afferma Paglini. Il problema, quindi, non è solo economico, ma anche strutturale e demografico.
LA VOCE DEI SINDACATI
Giovanni Leoni, presidente di Cimo Fesmed Veneto, accoglie positivamente la proposta, ma con riserve. "Siamo abituati alle delibere ferragostane della regione e a ricevere le informazioni dopo gli organi di stampa, aspetteremo di capire i contenuti. Ma accogliamo positivamente una proposta che risponde a quello che abbiamo chiesto più volte: incentivi a retribuzioni ormai fuori mercato," dichiara Leoni. La sua preoccupazione principale riguarda le aree di emergenza e urgenza, dove la carenza di personale è più acuta. Sonia Todesco della FP CGIL sottolinea un altro aspetto critico: "I fondi contrattuali in Veneto sono fra i più bassi in Italia. Eravamo 15esimi a livello nazionale, l’anno scorso, per retribuzioni del comparto sanitario, esclusi dirigenti e medici, oggi siamo ultimi con 29 mila euro di media. In Emilia Romagna sono 32 mila, in Lombardia 33 mila." Todesco evidenzia che il problema non è solo economico, ma riguarda anche le condizioni di lavoro. Gli operatori sanitari non lasciano il pubblico solo per stipendi migliori, ma anche per condizioni di lavoro più sostenibili.
LA CARENZA DI PERSONALE: UN PROBLEMA COMPLESSO
Il Veneto ha chiesto al governo mille medici, tremila infermieri, 90 veterinari e 60 odontoiatri. Le aree più critiche sono quelle dell’emergenza-urgenza, anestesia, pediatria, oculistica e radiologia. La popolazione invecchia e la domanda di prestazioni sanitarie aumenta, ma i bandi regionali vanno spesso deserti. Per questo motivo, si stanno studiando incentivi per le zone disagiate e per le professioni a basso tasso di offerta, oltre a progetti di benessere lavorativo che prevedono flessibilità e supporto agli operatori. Marj Pallaro della FP CISL Veneto apprezza lo sforzo della giunta regionale, ma sottolinea la necessità di un'analisi condivisa con tutte le organizzazioni sindacali. "Apprezzo lo sforzo, la consapevolezza che il sistema sanitario stia attraversando un momento critico e ancor più complesso in prospettiva. A volte il personale preferisce lasciare il posto nel pubblico per incarichi meno gratificanti ma che garantiscono un migliore rapporto fra tempi di vita e lavoro," afferma Pallaro. La sua preoccupazione principale riguarda le aree meno appetibili come la montagna e il Polesine, dove la carenza di personale è ancora più acuta.
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