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Palestina
09.10.2025 - 17:12
Finalmente, dopo mesi e mesi di manifestazioni per la fine del genocidio, lutti e sofferenze inenarrabili e, soprattutto, negoziati falliti, arriva una svolta attesa: Israele e Hamas hanno firmato la prima fase dell’accordo su Gaza, raggiunto dopo giorni di trattative a Sharm el Sheikh sotto la mediazione decisiva di Donald Trump.
Secondo la portavoce del governo israeliano Shosh Bedrosian, il documento “prevede il rilascio di tutti gli ostaggi”, mentre il cessate il fuoco entrerà in vigore solo dopo la ratifica ufficiale del governo israeliano, attesa in giornata. Da quel momento scatteranno 72 ore per la liberazione dei prigionieri, ma con un limite netto: Marwan Barghouti, figura simbolo della resistenza palestinese, non sarà rilasciato, come precisato dall’ufficio del premier Benjamin Netanyahu.
La notizia ha scatenato manifestazioni di gioia sia a Gaza che a Tel Aviv, un segnale di sollievo in un conflitto che ha travolto civili da entrambe le parti. Ma non tutti nel governo israeliano appoggiano l’intesa: il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader dell’estrema destra, ha annunciato che voterà contro, definendo l’accordo “un errore che rischia di rafforzare il terrorismo”.
Dal fronte palestinese, Abu Mazen accoglie invece la notizia come “una speranza per la pace e per la nascita di uno Stato palestinese”. Un traguardo che, oggi, sembra ancora lontano, ma per la prima volta da mesi non del tutto impossibile.
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