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La popolazione di Ponte San Nicolò ormai stabile a circa 13.500

ISTAT: NASCITE IN CALO, CRISI SVUOTA ANCHE CULLE
ISTAT: NASCITE IN CALO, CRISI SVUOTA ANCHE CULLEPonte San Nicolò ha smesso di crescere. E non è del tutto una cattiva notizia. Da anni infatti la popolazione, che al censimento del 2011 si attestava a quota 13 mila 237, oscilla attorno a quota 13 mila e 500, con lievi incrementi di poche decine d’unità e, sorprendentemente, qualche passo indietro, come nel 2014, quando il Comune a sudest di Padova si trovò il 31 dicembre per la prima volta dai tempi della guerra con meno abitanti rispetto al 1° gennaio. Non sono più i tempi di Italo Schiavolin e Mariano Schiavon, quando tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’90 vennero realizzati interi quartieri per accogliere le nuove famiglie o i figli di quelle storiche, registrando il raddoppio della popolazione. Per molti è stata raggiunta una misura ideale: anche nelle programmazioni future si escludono grosse lottizzazioni e ci si indirizza sul completamento dell’esistente e sulla ristrutturazione e rigenerazione di vecchie strutture. Il 2016 ha salutato Ponte San Nicolò lasciando in eredità al 1° gennaio 2017 13 mila 543 residenti, 14 in più di un anno prima, grazie al suo saldo naturale, che ha visto le culle aumentare e i funerali diminuire rispetto al 2015 (103 nati e 83 morti), cifre che compensano un saldo migratorio leggermente negativo (514 residenti hanno lasciato il paese a fronte di 508 provenienti da altri comuni). Nel 2015 era successo esattamente il contrario: saldo naturale negativo (97 morti e 92 nati) e saldo migratorio positivo (489 arrivi e 441 partenze). Se gli stranieri rappresentano meno dell’otto per cento della popolazione (erano 1002 al 31 dicembre 2016), sono loro a dare in proporzione il maggior contributo alla produzione dei sannicolesi di domani (17 culle su 103 erano loro), senza contare chi, tra loro, ha smesso di considerarsi tale per aver acquisito la cittadinanza italiana (33 nel 2015, 60 nel 2016). Dei mille stranieri quasi la metà è romena (467). Seguono moldavi (168), cinesi (100) e albanesi (66). Andrea Canton
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