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Attualità
09.06.2025 - 07:35
C’era emozione, silenzio e partecipazione in occasione della prima assoluta di “Voci Tiffany – Storie di resilienza e non sul tumore ovarico”, evento che si è tenuto a inizio maggio in sala civica “Unione Europea”. Un titolo che racchiude fragilità e forza, come quelle voci di donne che, unite in scena, hanno scelto di raccontare, di raccontarsi. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione “Ponte: insieme si può”. Lo spettacolo – che intreccia parola, musica e danza – ha affrontato con rara delicatezza il tema del tumore ovarico, ancora oggi poco conosciuto e spesso sottovalutato, portando sul palco storie vere, vissute, raccolte con cura. Ideato da Medina Parmigiani, Elisa Piron, Giorgia Ravenoldi e Ilaria Tomasi, “Voci Tiffany” non è stato soltanto un momento teatrale, ma un viaggio nell’interiorità, nella consapevolezza e nella forza di chi affronta la malattia, e di chi resta a vivere con la memoria e l’affetto. In scena, insieme a Medina Parmigiani, anche Laura Cavinato e Marica Rampazzo. Ad arricchire la rappresentazione, la danza di Damiano Fina e le sonoritàTito Pavan e Damiano Tonello. La regia e i testi portano la firma della stessa Parmigiani. Lontano da ogni retorica, lo spettacolo ha saputo toccare corde profonde. Un equilibrio raro, reso possibile da una scrittura attenta, da interpretazioni misurate e da una messa in scena essenziale ma vibrante. Molto sentito il momento finale, quando Elisa Piron, una delle protagoniste, ha preso la parola per condividere a caldo le sue emozioni: «Vedere la sala così piena mi ha commosso. Mi avete sostenuta da subito, mi avete capita. Oggi mi sento più leggera, dopo tanta pesantezza. Non bisogna mai avere paura di sentirsi forti, quando se ne ha il diritto». In apertura di serata, il presidente dell’associazione, Marco Corazza, ha ringraziato chi ha reso possibile l’iniziativa, sottolineando il valore dell’arte come strumento di condivisione e di sensibilizzazione. Presenti anche rappresentanti dell’amministrazione comunale e il consigliere Fabrizio Boron, a testimonianza di un’attenzione istituzionale che, in questi ambiti, non può mancare. Con Voci Tiffany, l’associazione lancia un messaggio chiaro: il teatro può essere molto più di intrattenimento. Può farsi veicolo di consapevolezza, spazio di ascolto, occasione per rompere il silenzio. L’auspicio è che questo progetto possa ora continuare il suo cammino, trovare altri palchi, altri pubblici, mantenendo intatta quella sincerità che ha saputo trasformare una sera qualunque in qualcosa che resta.
Alessandro Cesarato
Edizione
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