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12.10.2025 - 05:27
Il Tribunale di Padova ha confermato che i canoni pattuiti per l’utilizzo di aree destinate a impianti di telecomunicazione devono essere rispettati. Con la sentenza n. 1234 depositata l’8 settembre 2025, la Seconda sezione civile ha rigettato l’opposizione presentata da Infrastrutture Wireless Italiane (Inwit) contro il decreto ingiuntivo che intimava alla società il pagamento di oltre 103mila euro a favore del Comune di Ponte San Nicolò.
La vicenda trae origine da due contratti sottoscritti con l’amministrazione, riguardanti aree in via Faggin e in viale del Lavoro, destinate a ospitare infrastrutture di rete. Il Comune aveva contestato il mancato versamento di più annualità dei canoni, dal 2018 al 2023, ottenendo un decreto ingiuntivo confermato dal giudice.
Inwit aveva sostenuto che si trattasse di rapporti concessori e non di locazione, chiedendo l’applicazione delle norme speciali del Codice delle comunicazioni elettroniche che fissano un canone annuo ridotto (circa 800 euro). Il Tribunale ha però chiarito che tali limitazioni valgono solo per impianti installati su beni demaniali o del patrimonio indisponibile, non per aree comunali con destinazioni diverse. Significativa la precisazione secondo cui l’attività di telefonia, pur di interesse generale, non è un servizio pubblico: si tratta di servizi erogati da società a scopo di lucro, con tariffe regolate dal mercato.
“Le parti hanno liberamente concordato il canone di locazione e l’inadempimento al pagamento è incontestato” si legge nelle motivazioni. La giudice Maddalena Saturni ha rigettato anche le eccezioni di prescrizione e di difetto di giurisdizione, confermando la validità dei contratti e l’inadempimento dell’operatore.
Inwit è stata quindi condannata al pagamento delle somme dovute — che secondo il Comune superano i 230mila euro, considerando annualità e interessi — oltre alle spese legali, pari a oltre 14mila euro. L’ente è stato assistito dallo Studio Casa & Associati, con un team guidato dal partner Giovanni Ferasin insieme all’avvocata Chiara Rossato. “Si tratta di una pronuncia importante” sottolinea Ferasin “perché riafferma un principio di certezza nei rapporti contrattuali e tutela le amministrazioni locali, che non possono vedersi imporre riduzioni arbitrarie dei canoni. È un precedente rilevante per i Comuni italiani, spesso chiamati a confrontarsi con i grandi operatori delle telecomunicazioni”. La decisione consolida un orientamento che potrebbe avere effetti significativi in tutto il Paese, dove non mancano contenziosi simili. Il principio stabilito è chiaro: i canoni sottoscritti nei contratti restano vincolanti e non possono essere ridotti invocando normative di settore pensate per casi diversi.
Alessandro Cesarato
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